Passare dall’Assegno sociale alla pensione di vecchiaia e con tanti arretrati, ecco quando è possibile

L'INPS concede la possibilità di passare dall'Assegno sociale alla pensione di vecchiaia, ecco come fare e come prendere anche gli arretrati.
6 mesi fa
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Foto © Pixabay

Ci sono molti contribuenti, soprattutto donne, che una volta raggiunti i 67 anni di età si trovano privi della contribuzione necessaria per una pensione di vecchiaia. Si trovano quindi di fronte all’unica possibilità di ottenere un trattamento dall’INPS: l’Assegno sociale. Questa misura è destinata a chi non ha diritto a una pensione propria, ma soprattutto a chi ha redditi inferiori a determinati limiti. Molti contribuenti però non sanno che c’è la possibilità, dopo diversi anni di percezione dell’Assegno sociale, di passare alla pensione di vecchiaia.

Questa facoltà, disponibile per molti contribuenti, spesso non viene considerata.

Di conseguenza, ci sono persone di 72, 73, 74 anni che continuano a ricevere l’Assegno sociale anche se avrebbero diritto alla pensione di vecchiaia. L’INPS oggi aiuta, prima di tutto invitando il contribuente a richiedere questa pensione, e poi garantendo anche gli arretrati per gli anni passati.

“Buonasera, sono una pensionata con l’Assegno sociale dal 2018. Ho 73 anni e ieri l’INPS mi ha mandato una lettera a casa in cui mi dice che posso avere diritto a un’altra pensione. Con tutte le cose che si sentono in giro, fake news e truffe, volevo conferma da parte vostra sulla veridicità di questa lettera. Perché dentro ho trovato anche l’elenco, distinto per anno, dei miei 15 anni di contributi. Dal momento che già percepisco una pensione, cosa significa che l’INPS mi dice che posso chiedere una nuova pensione in maniera semplificata?”

Passare dall’Assegno sociale alla pensione di vecchiaia con tanti arretrati: ecco quando è possibile

Partiamo da una dettagliata analisi di cosa sono l’Assegno sociale e la pensione di vecchiaia. L’Assegno sociale è una misura assistenziale rivolta a soggetti con condizioni reddituali basse, al di sotto dello stesso Assegno sociale che per il 2024 è pari a 534,41 euro al mese. Non servono contributi, ma solo l’età di almeno 67 anni e l’assenza di redditi superiori a 534,41 euro al mese.

L’importo della prestazione integra il reddito del diretto interessato, quindi si percepiscono 534,41 euro al mese solo se non ci sono altri redditi. In presenza di altri redditi, l’Assegno è pari alla differenza tra 534,41 euro e i redditi mensili del pensionato.

Per le persone coniugate, il diritto all’Assegno sociale cambia limiti, considerando il doppio di 534,41 euro. Possono prendere l’importo intero solo i coniugati con un reddito mensile pari o inferiore a 534,41 euro.

La pensione di vecchiaia, invece, è la misura ordinaria di pensionamento, accessibile a 67 anni con almeno 20 anni di contributi versati. Per chi non ha contributi versati prima del 1996, la pensione di vecchiaia nel 2024 viene concessa solo se di importo pari ad almeno 534,41 euro al mese.

Ecco quando si può cambiare misura percepita

La lettera ricevuta dalla nostra lettrice fa presupporre che, a 73 anni, abbia il diritto alla pensione di vecchiaia che a 67 anni non era ammessa, probabilmente perché ha versato tutti i 15 anni di contributi dopo il 31 dicembre 1995. In questo caso c’è una possibilità in più di ottenere la pensione di vecchiaia. Dal momento che a 67 anni la prestazione non era fruibile per il mancato completamento di almeno 20 anni di contributi, adesso può farcela.

Per i contributivi puri, infatti, c’è la pensione di vecchiaia a partire dai 71 anni con almeno 5 anni di contributi versati, senza alcun limite di importo minimo della prestazione. Una delle differenze maggiori tra contributivi puri e non è proprio questa possibilità di percepire una pensione basata sui contributi versati, anche senza la soglia minima di 20 anni di versamenti.

Per chi ha iniziato a lavorare prima del 1996, questa soluzione non vale. I 15 anni di contributi per chi non può sfruttare questa via sarebbero perduti, cosa che la nostra lettrice non subirà.

Finalmente in pensione di vecchiaia: addio all’Assegno sociale e benvenuti agli arretrati

Presentando una domanda di pensione di vecchiaia adesso che percepisce l’Assegno sociale, la nostra lettrice potrà scegliere tra due vie. La prima è quella di presentare domanda normale, con decorrenza dal primo giorno del mese successivo a quello di presentazione.

Se, per esempio, presenta domanda a giugno, dal primo luglio passerà dalla percezione dell’Assegno sociale a quella della pensione di vecchiaia.

In alternativa, potrebbe chiedere che la decorrenza sia dal primo giorno del mese successivo a quello del compimento dei 71 anni, cioè da quando ha maturato il diritto alla pensione di vecchiaia come contributiva pura.

In questo caso avrebbe diritto agli arretrati, se la pensione di vecchiaia è di importo più alto dell’Assegno sociale percepito. Naturalmente, gli arretrati sarebbero al netto di quanto percepito come Assegno sociale dai 71 anni in poi.

La guida alla convenienza di passare dall’Assegno sociale alla pensione di vecchiaia

In linea di massima, se l’Assegno sociale del richiedente era inferiore a 534,41 euro al mese, probabilmente con la pensione di vecchiaia a 73 anni prenderà di più. Molto però dipende dall’ammontare dei suoi contributi e dal loro valore. In genere, se la pensione di vecchiaia è più bassa dell’Assegno sociale percepito, l’INPS adotta la regola di lasciare al pensionato il trattamento a lui più favorevole.

Per completezza di informazione, va detto però che ci sono soluzioni che consentono a chi si trova come contributivo puro nella medesima situazione della lettrice di aumentare l’importo della prestazione. Per le pensioni di vecchiaia di chi non ha iniziato a lavorare prima del 1996, non ci sono maggiorazioni e integrazioni. Ma per le donne che hanno avuto figli, si possono sfruttare delle agevolazioni.

Meglio sfruttare al massimo le potenzialità di una vera pensione

Per esempio, la nostra lettrice potrebbe avere diritto a uno sconto di 4 mesi per ogni figlio avuto, fino a un massimo di 12 mesi sull’età di uscita.

Significa che potrebbe godere di arretrati a partire dal compimento dei 70 anni e non dei 71 anni.

Oppure potrebbe scegliere di farsi calcolare la pensione con dei coefficienti migliori. Perché per uno o due figli avuti, il coefficiente utilizzato per la liquidazione della pensione è quello di un anno più alto rispetto all’età di uscita. E diventa di due anni più alto in presenza di tre o più figli. Questa soluzione può essere vantaggiosa per chi esce tra i 67 e i 70 anni. Per chi ha un’età maggiore, il coefficiente migliore usato dall’INPS è sempre quello dei 71 anni.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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