Patrimoniale Italia si o no? cos’è la tassa sui ricchi, perché la vogliono e perché contraddice chi la vuole

Ecco la patrimoniale, di cosa si tratta e perché una tassa del genere in Italia è ricca di contraddizioni anche da chi la propone.
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La patrimoniale in Italia
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Torna in auge la questione della patrimoniale in Italia. Ovvero la tassa che molti vorrebbero introdurre per far pagare di più a chi possiede maggiori risorse economiche. Il concetto alla base è che chi guadagna di più, deve pagare più tasse. In realtà, questo principio è già presente nel sistema fiscale. Ma secondo Elly Schlein, che ha riportato il dibattito sotto i riflettori, dovrebbe essere applicato con maggiore rigore.

La segretaria del Partito Democratico (PD) propone di aumentare la progressività fiscale per chi ha maggiori ricchezze, contestando l’operato del Governo, accusato di colpire sempre le fasce più deboli e non i ricchi.

Anche il Segretario Generale della CGIL, Maurizio Landini, ha affermato che è giusto prendere i soldi dove ci sono, criticando il Governo per voler far pagare sempre e solo i lavoratori dipendenti e i pensionati.

La patrimoniale è un argomento molto divisivo, e ora cercheremo di capire da dove nascono queste divisioni e perché esistono partiti favorevoli e contrari a questa tassa sui ricchi.

Patrimoniale in Italia: sì o no? Cos’è la tassa sui ricchi e perché divide

I sostenitori della patrimoniale, o di una tassazione più elevata per i ricchi, sostengono che in altri Paesi dell’Unione Europea il sistema fiscale è più equo rispetto all’Italia. È vero che in alcuni Paesi la progressività fiscale è più marcata, ma esistono anche nazioni con un sistema fiscale molto leggero, dove molti ricchi italiani decidono di trasferirsi.

Non si parla di Paesi lontani o esotici, ma di luoghi molto vicini, come Svizzera, Olanda, Irlanda e Lussemburgo. Inoltre, ci sono territori appartenenti al Regno Unito, come le Isole Vergini Britanniche, le Isole Cayman, le Bermuda o l’Isola di Jersey, che offrono vantaggi fiscali significativi.

Già oggi, molti dei nostri ricchi spostano la propria residenza fiscale in questi Paesi, quindi una patrimoniale in Italia non li colpirebbe comunque.

Far pagare più tasse ai ricchi è socialmente giusto, ma poi?

Dal punto di vista sociale, far pagare di più a chi possiede grandi patrimoni sembra una scelta logica e giusta. Tuttavia, sarebbe più corretto tassare maggiormente chi ha ottenuto ricchezze in modo illecito, come criminali o truffatori. D’altra parte, chi è ricco per meriti personali non dovrebbe essere trattato come un colpevole. Anche chi sostiene la patrimoniale sembra avere opinioni diverse su questo argomento.

Ad esempio, il PD e altre opposizioni criticano il Governo per voler tagliare la rivalutazione delle pensioni sopra i 2.400 euro al mese, un taglio che colpisce principalmente le pensioni superiori a 6.000 euro al mese, ovvero dieci volte il trattamento minimo.

Cosa potrebbe accadere se venisse introdotta una patrimoniale in Italia

La perequazione delle pensioni è arrivata persino davanti alla Corte Costituzionale, poiché la nostra Costituzione stabilisce che la retribuzione deve essere proporzionata alla quantità e qualità del lavoro svolto. Chi ha avuto una carriera altamente remunerata ha diritto a una pensione proporzionata.

Limitare l’adeguamento delle pensioni al costo della vita sembra un tabù. Ma gli stessi che si oppongono ai tagli delle pensioni di fascia alta vorrebbero imporre tasse record sui patrimoni di chi ha accumulato ricchezza. Ad esempio, possedendo ville di lusso. Questo controsenso è evidente.

Spesso si affrontano questi temi in modo generale, ma il rischio di varare provvedimenti contestabili è alto. Inoltre, come già accennato, aumentare le tasse potrebbe spingere molti ricchi a fuggire dall’Italia. Portando via con sé i loro patrimoni.

Se le tasse colpiscono i benestanti e non i super ricchi, le conseguenze sono diverse

Un aumento delle tasse sui super ricchi potrebbe portarli a trasferirsi all’estero. Ma se la tassazione progressiva colpisse invece i benestanti, non i miliardari, il discorso cambierebbe. In questo caso, le conseguenze sarebbero avvertite da persone che, pur avendo una buona condizione economica, non possono essere considerate “super ricche”.

E sarebbero loro a subire maggiormente l’impatto fiscale.

I veri profitti dei miliardari non provengono dai fatturati

Molti economisti hanno evidenziato un altro aspetto cruciale: chi propone la patrimoniale lo fa basandosi su dati spesso incoerenti con la realtà. I veri profitti dei miliardari derivano dalle azioni, dalle capitalizzazioni e dalle compravendite azionarie. E non tanto dai fatturati delle loro aziende.

Tassare in modo eccessivo i fatturati di queste aziende non farebbe molta differenza per i miliardari. Che continuano a incrementare le loro ricchezze nonostante guerre, crisi pandemiche e altre difficoltà.

In Italia, aumentare le aliquote IRPEF – che già per i redditi oltre i 50.000 euro raggiungono il 43% – colpirebbe principalmente persone che non si possono definire “super ricche”. Per i sindacati, un aumento delle imposte su chi già oggi versa quasi la metà del proprio reddito allo Stato potrebbe sembrare accettabile, ma non è così semplice.

Chi guadagna onestamente 200.000 euro lordi all’anno, ad esempio, ne lascia già più di 80.000 al Fisco.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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