Con la segretaria del Partito Democratico possiamo essere d’accordo o in disaccordo, ma dopo anni di ipocrisie al Nazareno regna perlomeno maggiore trasparenza sui contenuti. Presentandosi al Festival dell’Economia a Trento, Elly Schlein ha avuto parole chiare sulla patrimoniale. Pallino di sempre della sinistra italiana, per cui non solo i redditi, bensì anche le ricchezze delle famiglie devono essere sottoposte a (maggiore) tassazione. Non è un caso che il Partito Democratico abbia sempre voluto inasprire e allargare il più possibile la platea dei contribuenti dell’IMU (ex ICI), vale a dire l’imposta su immobili e fabbricati.
L’idea della patrimoniale a sinistra è vecchia e sempre ambita: chi possiede beni immobili, auto, barche e investimenti di varia natura, deve pagare ogni anno allo stato un’aliquota in funzione di tale ricchezza. Ciò consente al governo di entrare in possesso di ulteriori entrate con cui finanziare la “redistribuzione della ricchezza” in favore dei ceti meno abbienti. Non solo: la patrimoniale sarebbe un modo per stanare l’evasione fiscale. Puoi nascondere al Fisco le tue entrate, non i tuoi averi. Se compri un’auto di lusso o una villa al mare o una barca, ciò non sfugge all’Agenzia delle Entrate.
C’è un problema: l’Italia è già fin troppo piena di patrimoniali. Si pagano imposte su case, terreni, auto di grossa cilindrata, natanti, sul conto in banca, ecc. E al Festival di Trento Schlein l’ha riconosciuto, tant’è che non ha invocato una “nuova” patrimoniale, bensì la “riorganizzazione” di quelle che ci sono. Attenzione sempre al gergo. Avete presente quando i politici parlano di “rimodulare” la pressione fiscale? E’ un modo furbo per dire che intendano aumentare le tasse senza che chi ascolta capisca.
Riforma catasto per aumentare entrate
Infatti, andando avanti nel discorso la segretaria del PD si è soffermata sulla casa. Vi ricordate la riforma del catasto su cui batte tantissimo l’Europa? L’ex premier Mario Draghi la portò a compimento, sebbene il centro-destra ottenne che entrasse in vigore dal 2026. Sarebbe stata introdotta “solamente per fini statistici”. E qui torniamo al discorso del gergo. La politica usa le parole contro i cittadini comuni. Schlein ha svelato cosa vi sia dietro alla riforma del catasto, confermando quanto andiamo scrivendo da anni: serve introdurre una maggiore “progressività fiscale”. In parole povere? La misura servirà a far pagare di più alcuni contribuenti.
Chi rischia? I proprietari di case nei centri urbani, in primis. In realtà, non è facile fare un resoconto immediato. I valori catastali da aggiornare risalgono al 1989 e da allora si sono evoluti seguendo tendenze che hanno molto a che fare anche con la storia dei territori. La patrimoniale di Schlein non è alcunché di nuovo in sé. La sua idea sarebbe semplicemente di inasprire l’imposizione fiscale a carico dei contribuenti con redditi medio-alti. Punterebbe proprio sulle numerose patrimoniali già esistenti, estendendole.
Ad esempio, l’idea della segretaria è tra le altre cose di irrobustire l’imposta di successione. Ad oggi, le franchigie risparmiano dal pagamento i familiari più stretti (figli, coniugi, nipoti, ecc.) fino a eredità del valore di diverse centinaia di migliaia di euro. Ebbene, per il PD di Schlein tali franchigie sarebbero abbassate, se non eliminate del tutto. Inoltre, le aliquote verrebbero aumentate in misura considerevole. In soldoni, i lasciti dei genitori verrebbero stangati. Per il PD è giusto così: i genitori non devono trasferire ricchezza ai figli, altrimenti si perpetuerebbero le disuguaglianze sociali.
Patrimoniale, Schlein e redistribuzione ricchezza
La patrimoniale à la Schlein cammina su piedi nuovi, ma su basi vecchie. Solo che finora la sinistra si era sempre un po’ vergognata di apparire per quel che è. Puntava fino a poco tempo fa ad attirare i consensi del ceto medio produttivo. Addirittura, era arrivata a sognare di diventare il riferimento del Nord Italia per cancellare i suoi trascorsi post-comunisti. La nuova segretaria vuole cancellare proprio tali devianze dall’ortodossia progressista. Altro che riduzioni delle aliquote IRPEF. Schlein ha invocata l’aliquota continua sul modello tedesco. Che poi non sarebbe esattamente questo il problema, quanto l’idea che le imposte sui redditi medio-alti debbano o rimanere elevate o aumentare ulteriormente.
Infine, la solita ossessione del PD: l’evasione fiscale. In Italia, esiste e ammonta a 100 miliardi di euro all’anno. Solo che c’è il lato B della versione: le imprese pagano fino ai due terzi degli utili, mentre un ottavo dei contribuenti più ricchi si carica del 60% del gettito IRPEF. In altre parole, c’è certamente chi evade, ma non va scovato tra chi già dichiara tanto. E, soprattutto, se c’è un’evasione fiscale spesso per riluttanza a versare troppo allo stato, non puoi diventare ancora più vessatorio o finisci per trasformare in evasori anche chi finora è stato un contribuente onesto. Ma Schlein pensa alla patrimoniale. Così il suo fanta-governo finanzierebbe la transizione energetica, il reddito di cittadinanza, gli aiuti agli inquilini, ecc. Un’Italia divisa in due: chi lavora, deve pagare; gli altri possono e devono prendere.