Si torna a parlare di patrimoniale. Lo suggerisce la sinistra prendendo spunto dalle ultime dichiarazioni dell’ex presidente della BCE Mario Draghi.
Il tema della patrimoniale torna così a riecheggiare con preoccupazione fra i grandi rentier italiani. Tempo fa era stato l’ex patron di Repubblica Carlo de Benedetti a suggerire al governo di colpire le grandi ricchezze per fare cassa.
Una patrimoniale sulle grandi ricchezze
Ora, però, se a indicare la strada per una patrimoniale più o meno velatamente è Draghi, la preoccupazione fra i capitalisti italiani si alza.
Ma torniamo a Draghi. Secondo l’ex governatore della BCE “è giusto rilevare che le diseguaglianze minacciano il futuro delle nuove generazioni”. È proprio così. Solo che non basta denunciarle – dice Nicola Fratoianni portavoce di Sinistra italiana e deputato Leu – ma serve indicare dei correttivi. Bisogna cominciare a redistribuire la ricchezza attraverso delle riforme fiscali, riducendo l’orario di lavoro a parità di salario, introducendo una patrimoniale per le grandi ricchezze”. Il refrain, tanto caldeggiato dalla sinistra italiana da decenni, però, non tiene conto del fatto che in Italia già esiste una pesante imposta sui patrimoni, sia di natura finanziaria che patrimoniale e per di più è diventata ricorrente (si pensi solo all’IMU, alle imposte sui depositi o sulle rendite finanziarie).
Conte: nessuna patrimoniale in vista
Così, a scanso di equivoci è intervenuto il premier Giuseppe Conte scacciando l’ombra di una patrimoniale per far fronte al balzo del debito pubblico. “Escludo categoricamente una patrimoniale“, ha affermato Conte in una lunga intervista a La Stampa. Il capo del governo afferma che il debito è sostenibile “nel quadro di un risparmio privato molto cospicuo e di una resilienza particolarmente spiccata del nostro intero sistema economico” e rimarca come la maggior parte del debito aggiuntivo che bisognerà collocare per fronteggiare la crisi “sarà coperta dal programma di acquisti della Bce“.
Anche Gualtieri la esclude categoriacamente
A Conte fa eco anche il ministre dell’Economia Roberto Gualtieri. Con la riforma fiscale “non ci sarà la reintroduzione dell’Imu sulla prima casa e non ci sarà nessun meccanismo che porti a un innalzamento delle addizionali. Abbiamo ridotto il cuneo fiscale e vogliamo proseguire in questa direzione – ha precisato -: riduzione dell’Irpef sul lavoro, nel pieno rispetto della proporzionalità costituzionale, e sostegno alla genitorialità con l’assegno unico. Abbiamo avviato il primo modulo della riforma fiscale – ha aggiunto Gualtieri – che vale più di 7 miliardi l’anno, gli 80 euro ne valevano poco più di 9. Si tratta di un intervento non irrilevante“. Le risorse, ha spiegato il titolare del Tesoro, oltre che dalla lotta all’evasione, saranno reperite con “la razionalizzazione del sistema delle detrazioni fiscali e il riordino dei sussidi ambientalmente dannosi“.
Entrate tributarie: a giugno calano quasi del 20% a quota 26,2 miliardi
Intanto, però, le entrate tributarie calano vistosamente e c’è il rischio che, di questo passo, lo Stato prima o poi non riesca a pagare pensioni e stipendi.