L’idea di una imposta patrimoniale sui possedimenti delle famiglie superiori a 1 milione di euro all’anno può piacere o meno, ma si colloca perfettamente all’interno di una linea di politica economica del PD abbastanza coerente. Il segretario Enrico Letta è a caccia di elettori giovani che vadano a votare, consapevole dello scarsissimo appeal dei democratici proprio tra i ragazzi. A tutti gli effetti, egli propone la classica ricetta del “tassa e spendi” di sinistra memoria. La pioggia di bonus di questi ultimi anni ne è la più palese conferma.
Ricordiamo che il PD ha governato in 19 degli ultimi 30 anni. E contrariamente all’immagine che cerca di darsi di partito responsabile, specie sul piano dei conti pubblici, non ha fatto che dilatare la spesa pubblica quando ha gestito il potere. Volete qualche dato? Dopo la caduta dell’ultimo governo di centro-destra nel 2011, il PD è stato in maggioranza fino ad oggi con la sola eccezione del periodo giugno 2018 – agosto 2019, cioè i 14 mesi del primo governo Conte. Tra il 2011 e il 2019, la spesa corrente in Italia crebbe del 20%, oltre il triplo dell’inflazione del periodo, pari al 5,6%. Nel frattempo, il PIL è rimasto sostanzialmente invariato.
Il tassa e spendi con i governi PD
Il debito pubblico nello stesso periodo è lievitato di altri 380 miliardi, al netto del ricalcolo avvenuto nel 2018. Il tassa e spendi è stato così servito: le famiglie italiane hanno accusato nel periodo una crescita della pressione fiscale pari all’1,9% del PIL. La qualità della spesa pubblica, tuttavia, non può considerarsi di certo migliorata. Mentre scarseggiano gli investimenti dello stato e le infrastrutture sono perlopiù un colabrodo, la politica dei bonus dilaga. E in modalità a dir poco indecenti.
In altre parole, con il PD al governo persino il welfare è stato adottato secondo criteri del tutto arbitrari, per non dire casuali. Adesso, Letta sta cercando di recuperare con una proposta di maggiore sostanza: patrimoniale sui “ricchi” per distribuire 10.000 euro ai 18-enni. E chi avesse 20-21 anni? Insomma, ci risiamo. Il suo alleato Luigi Di Maio, invece, lancia un’altra proposta ancora più demagogica: lo stato dovrebbe anticipare parte del mutuo con cui i giovani comprano casa. Nulla di nuovo sotto il sole. E’ il tassa e spendi tanto caro alla sinistra. Un modo per decidere a tavolino chi abbia diritto a cosa, per dilatare i poteri del governo e ingrassare le tasche dei boiardi di stato.