La Lega di Matteo Salvini punta a detassare le pensioni di chi si trasferisce al sud: zero tasse per 10 anni. La proposta, che viene avanzata tra l’altro dall’esperto di temi previdenziali Alberto Brambilla, mira a frenare la fuga di pensionati italiani all’estero, specie in Portogallo, dove solo nel 2017 sono stati in 4.000 tra i nostri connazionali più anziani ad esservisi trasferiti, attratti dalla detassazione garantita dallo stato. Di seguito, vi proponiamo la nostra intervista realizzata poche settimane fa a un responsabile per gli italiani nella regione di Algarve (Leggi qui: Pensionati italiani in Portogallo, attenzione alle truffe).
Stando ai calcoli di Tito Boeri, presidente dell’Inps, gli assegni dei pensionati italiani che vivono all’estero varrebbero complessivamente un miliardo di euro. Questo denaro potrebbe rincasare, dato che per clima e condizioni economiche di vita il sud non è secondo al Portogallo. Non sappiamo se la proposta riguardi tutte le suddette regioni sopra citate o solo alcuni dei loro comuni più spopolati. In ogni caso, i sindaci che volessero giovarsi della detassazione per attrarre pensionati dovrebbero presentare al Ministero della Salute un piano di assistenza sanitaria o accettare un commissariamento ad acta.
Trasformare il Meridione in una Florida d’Europa sarebbe un affare. Ogni pensionato che decidesse di andare a vivere un pezzo della sua vita nel sud ne stimolerebbe l’economia locale, grazie ai consumi. Certo, bisogna anche mettere in conto un miglioramento dei servizi per la terza età. E la sanità meridionale non brilla certo per efficacia ed efficienza. Tuttavia, come abbiamo avuto modo di apprendere grazie all’intervista di cui sopra, il problema non si è posto sinora in Portogallo, perché ad essere attratti dalla detassazione sono particolarmente i pensionati più benestanti, quelli con assegni nell’ordine dei 3-4.000 euro al mese e che hanno la possibilità economica di contrarre una polizza sanitaria a basso costo per le cure ordinarie.
I benefici per il Meridione
Azzerare le tasse per 10 anni ai pensionati del nord che si trasferiscono al sud sarebbe problematico sul piano della conformità della norma alla Costituzione, ma avrebbe il pregio di consentire a tanti meridionali, che nei decenni passati sono andati a lavorare nel Settentrione, di rincasare. Non è da qui certamente che passerebbe il rilancio del sud, dove semmai bisognerebbe creare le condizioni per non fare emigrare coattivamente decine di migliaia di giovani all’anno, spesso molto istruiti, ma costretti a lavorare altrove per assenza di prospettive in loco, traducendosi in un doppio costo per le rispettive regioni: va in fumo il capitale pubblico impiegato per la loro formazione e vengono disperse conoscenze e forza lavoro utili per lo sviluppo dell’economia. Bisogna considerare anche, poi, che se la misura spronasse solo i pensionati del nord al trasferimento si avrebbe un gioco a somma zero per l’Italia, visto che i maggiori consumi al sud compenserebbero i minori al nord.
Ad ogni modo, la misura consentirebbe a molti cittadini over 60 di beneficiare di un costo della vita più basso, dato che verosimilmente le aree in cui andrebbero a vivere sarebbero meno care di quelle in cui risiedono attualmente e richiederebbero anche minori spese legate, ad esempio, al riscaldamento delle abitazioni, essendo il clima invernale molto meno rigido. Il vero affare per il Meridione lo faremmo se riuscissimo ad attirare cittadini stranieri. Già l’imposta fissa di 100.000 euro all’anno ha fatto venire a vivere nel nostro Paese qualche paperone, tra cui l’illustre Cristiano Ronaldo, che si specula abbia scelto la Juventus anche per ragioni fiscali.