Pensionati alla canna del gas e intanto il prezzo diventa alibi per rinviare la riforma pensioni

Altre priorità stanno attirando l’attenzione del governo. La riforma pensioni sembra finita in secondo piano. Eppure è importante.
3 anni fa
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5 anni in più per andare in pensione: il 2023 è vicino. A che punto siamo con la riforma?

La riforma pensioni pare sia diventato l’ultimo dei problemi del governo. L’attenzione del premier Draghi è infatti tutta rivolta alle conseguenze del conflitto Russia-Ucraina per l’economia italiana.

La guerra, inutile nasconderlo, ha fato esplodere i prezzi delle materie prime energetiche e di conseguenza l’inflazione. Importanti interventi del governo hanno finora permesso di contenere la spesa, ma solo in via temporanea.

Riforma pensioni, si perde tempo

Non solo, parte delle risorse di bilancio di previsione dello Stato nei prossimi anni saranno dirottate verso maggiori spese per armamenti.

Ecco quindi che la riforma pensioni dovrà attendere tempi migliori.

Intanto per i lavoratori che si apprestano ad andare in pensione si preannunciano sacrifici. Oltre che per coloro che percepiscono già pensione con assegni bassi. Dal prossimo anno, senza interventi significativi, si tornerà per tutti ai requisiti Fornero.

Al di là di ogni supposizione, pare proprio che il governo intenda perseguire questo fine, come del resto aveva già fatto trapelare lo scorso anno quando ha introdotto per soli 12 mesi quota 102.

Il triste ritorno alla Fornero

Il premier Draghi ha, in ogni caso,  posto l’attenzione della riforma pensioni sugli equilibri di bilancio vincolando la spesa. Per garantire le generazioni future, si dice. Ma la verità che non si vuole raccontare è quella di ripristinare a tutto campo il sistema Fornero.

Tutti in pensione a 67 anni perché non ci sono i soldi. Questo è il messaggio che arriva ai lavoratori da un governo che ha dimostrato oggi di voler spostare la spesa dal Welfare ad altre priorità non rinviabili.

Naturalmente, anche in assenza della crisi ucraina, il problema della riforma pensioni resterebbe da risolvere. Come è vero che fra esecutivo e parti sociali non è ancora stata trovata una quadra e il rischio è che si proceda ad oltranza fino a fine legislatura con un niente o poco di fatto.

Intanto, però, i soldi per salvare le banche due anni fa sono strati trovati di corsa. Così come salteranno fuori altri quattrini per incrementare la spesa di armamenti. E pensare che basterebbe poco per mandare tutti in pensione tre anni prima.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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