Come funzionerà la nuova quota 41? Riuscire ad andare in pensione nel 2023 sta diventando un autentico rebus. Infatti i contribuenti che puntano alla quiescenza nel 2023, oggi sono piuttosto spiazzati per le continue notizie che provengono dal dossier legge di Bilancio. Tra vecchie e nuove misure, infatti, la confusione regna sovrana. Ecco perché bisogna chiarire come effettivamente potranno andare in pensione i contribuenti l’anno venturo.
Quota 41 per la pensione, ma quando?
L’esempio ce l’ha dato il nostro lettore, che auspica di poter accedere alla pensione con quota 41 l’anno venturo. Nel momento in cui il governo varerà una misura differente da quella che c’è oggi, tale possibilità non è remota. L’attuale quota 41 è destinata ai precoci. Significa che dei 41 anni di contribuzione previdenziale versata, almeno uno deve essere prima dei 19 anni. Non è necessario che l’anno di contribuzione sia continuo. Ma è altrettanto vero che serve appartenere a determinate categorie. Possono andare in pensione con 41 anni di contributi versati anche alcuni disoccupati. Si tratta di disoccupati che hanno terminato di percepire la Naspi da almeno tre mesi.
Inoltre, possono prendere la pensione con quota 41 precoci anche gli invalidi riconosciuti tali almeno al 74% dalle commissioni mediche per le invalidità civili delle ASL. Ok anche ai caregiver, cioè soggetti che hanno a che fare con parenti conviventi, a carico e invalidi, sempre al 74%. Capitolo a parte per i lavori gravosi. Categoria in cui il nostro lettore dice, giustamente, di non rientrare.
Quali sono i lavori gravosi della quota 41 precoci?
- Facchini;
- Infermieri e ostetriche di sale operatorie e sale parto;
- Maestre ed educatori scuole dell’infanzia e asili nido;
- Edili;
- Camionisti;
- Gruisti;
- Macchinisti dei treni e personale ferroviario viaggiante;
- Badanti e assistenti non autosufficienti;
- Addetti ai rifiuti;
- Addetti ai servizi di pulizia;
- Conciatori di pelli o pellicce.
- Siderurgici;
- Agricoli;
- Lavoratori marittimi;
- Pescatori.
La quota 41 per tutti, quali possibilità?
Infatti, avendo 60 anni di età nel 2023 il nostro lettore potrebbe accedere solo alla quota 41 per tutti. Ma questa misura è una ipotesi frutto di una vecchia proposta fatta dai sindacati e, per alcuni anni, anche dalla Lega di Matteo Salvini. Una proposta che man mano che passano i giorni e ci si avvicina alla dead line della legge di Stabilità, perde forza. Dopo aver varato la quota 100 nel famoso “Decretone” (la legge n° 4 del 2019, con dentro anche il reddito di cittadinanza) la Lega, che all’epoca era al governo con il Movimento 5 Stelle, pensava alla quota 41 per tutti. Questa avrebbe dovuto essere la prosecuzione di una riforma delle pensioni che le problematiche della precedente legislatura ha ingessato. Estendere a tutti i lavoratori, a prescindere dalle categorie e a prescindere soprattutto dall’età, la possibilità di uscire a 41 anni esatti di contributi costa troppo. E non si farà, con buona pace dei lavoratori, compreso naturalmente il nostro lettore.