Andare in pensione nel 2025 a 64 anni è una possibilità reale. Per i nati fino al 1961, questa prospettiva può risultare molto allettante. Tuttavia, è necessario fare una precisazione: andare in pensione a 64 anni, come consente la pensione anticipata contributiva, non è accessibile a tutti. Infatti, richiede il rispetto di requisiti particolarmente stringenti, il che rende la possibilità di pensionamento altamente variabile a seconda della situazione individuale.
Ci sono casi in cui alcune persone sono davvero a un passo dal poter andare in pensione a 64 anni, ma, a causa di un cavillo burocratico, si trovano a dover posticipare tutto al 2028.
Pensione 2025: lo strano caso dei nati nel 1961, tra uscita anticipata o attesa forzata
Andare in pensione a 64 anni con 20 anni di contributi è una prospettiva vantaggiosa. Possono beneficiarne coloro che, nel 2025, avranno maturato questi due requisiti, ma solo se rispettano anche le due condizioni principali della pensione anticipata contributiva.
La prima condizione è che tutti i contributi previdenziali devono essere stati versati a partire dal 1° gennaio 1996. La seconda condizione è che l’importo della pensione deve raggiungere almeno tre volte l’assegno sociale per gli uomini e per le donne senza figli.
In termini pratici, ciò significa poter andare in pensione solo se il trattamento raggiunge almeno 1.603 euro al mese (considerando che l’assegno sociale oggi è pari a 534,41 euro al mese e nel 2025 probabilmente supererà i 540 euro, con conseguente innalzamento della soglia). Per le donne con figli, la soglia scende a 2,8 volte con un solo figlio o a 2,6 volte con più figli.
Gli importi minimi delle pensioni per i contributivi puri: un ostacolo spesso insormontabile
Nonostante il raggiungimento dei requisiti di età e contributi, molti contribuenti nel 2025 non riusciranno a raggiungere l’importo minimo richiesto per la pensione anticipata contributiva.
Tre anni di attesa in più, fino al 2028, possono rappresentare un problema serio per chi non ha più un lavoro. Poiché significherebbe vivere senza alcun reddito fino al raggiungimento dell’età pensionabile.
Inoltre, ottenere una pensione così elevata come richiesto dalla pensione anticipata contributiva non è affatto semplice. Per i contributivi puri, infatti, non esistono possibilità di integrazione al trattamento minimo né di maggiorazioni sociali. Strumenti che normalmente consentono di aumentare le pensioni più basse.
Se consideriamo che per la pensione anticipata contributiva sono sufficienti solo 20 anni di contributi, raggiungere un trattamento pari a tre volte l’assegno sociale risulta ancora più difficile.
Ecco cosa accade a 64, 67 o 71 anni per i contributivi puri
Il vero ostacolo si presenta per coloro che, essendo contributivi puri e avendo svolto lavori saltuari, intermittenti o poco stabili per tutti i 20 anni di carriera, rischiano di vedere spostata la data della pensione non di tre, ma di ben sette anni. Infatti, anche la pensione di vecchiaia per i contributivi puri è soggetta a un limite di importo.
Ciò significa che anche per chi desidera andare in pensione a 67 anni con 20 anni di contributi, ma senza versamenti precedenti al 1996, è previsto un ulteriore vincolo. Fino al 2023, il limite di importo era pari a 1,5 volte l’assegno sociale. Ma per il 2024 tale soglia è stata abbassata a un importo equivalente all’assegno sociale stesso.
Chi, a 67 anni, non raggiunge, ad esempio, i 534,41 euro di importo (corrispondente all’assegno sociale del 2024), dovrà posticipare ulteriormente l’età di pensionamento fino ai 71 anni. Solo a questa età si potrà ottenere la pensione di vecchiaia contributiva. Che non prevede limiti di importo da rispettare e che può essere erogata anche con soli 5 anni di contributi versati.
La pensione anticipata mi sembra una bufala propagandistica in quanto i paletti sono calcolati per fare in modo che quasi nessuno possa usufruirne creando spesso disparità sociali,io con 22 anni dal 1996 e 13 anni di retributivo non posso andare in pensione,quindi rispetto a chi ci dovesse riuscire ho solo la colpa di essermi inserito nel lavoro a 23 anni e non a 36.Tutte queste modifiche hanno creato troppa disparità ed ingiustizie tra contribuenti,io solo col contributivo ho i requisiti perché penalizzare un lavoratore solo perché ha iniziato prima a lavorare?
Finalmente qualcuno che parla di chi ha iniziato a lavorare ed a versare contributi prima del 1996!
Basta parlare sempre dei contributivi puri! Io ho 20 anni di contributi ed ho iniziato a lavorare nel 1982 e sono nata nel 1962, non rientro in nessuna deroga e per avere le sole colpe di aver iniziato a lavorare quando avevo appena 19 anni e di prendere una pensione inferiore alle 3 o 1,6 volte alla pensione sociale mi vedo scavalcare da chi ha cominciato a lavorare dopo di me e gode di pensioni minime “d’oro”
Secondo la Fornero, se rimane tutto così io potrò vedere la mia pensione a distanza di quasi 50 anni (2030 – 1982 = 48) da quando ho iniziato a lavorare ed avere versato i contributi. Mentre i miei coetanei che hanno iniziato dopo il 1996 possono godere della loro pensione minima dopo 28 o al massimo 31 anni.
È una vergogna!
È a dir poco vergognoso da parte di TUTTI i nostri politici m5stelle compresi, dovevano aprire la vita degli italiani come scatole di tonno, uno che ha perso il lavoro e non lo trova a 64/65/66anni senza stipendio con 20 anni di contributi e oltre a campare. Non aggiungo altro di sicuro non andrò PIÙ a votare anche perché andarci e far prendere il VITALIZIO dopo 5 anni in parlamento a questi ………