Opzione Donna potrebbe diventare strutturale. La via per tutelare maggiormente il lavoro femminile passa infatti per questa opzione che consente alle lavoratrici di andare in pensione anticipata.
Si tratta, come noto, di un meccanismo sperimentato da 4 anni con successo e che ha finora consentito a migliaia di lavoratrici dipendenti e autonome di lasciare prima il lavoro. Opzione Donna potrebbe quindi diventare definitiva.
Tutelare il lavoro femminile con Opzione Donna
Opzione Donna, come noto, consente di andare in pensione a 58 anni (59 per le lavoratrici autonome) con 35 anni di contributi versati.
Sistema di calcolo che, però, tenderà ad essere sempre meno penalizzante col passare degli anni essendo i contributi versati nel sistema retributivo (ante 1996) sempre meno rispetto a quello contributivo.
Tuttavia, statistiche alla mano, è stato accertato che due donne su tre scelgono Opzione Donna per avere più tempo da dedicare alle faccende domestiche e alle cure dei propri familiari.
Le donne che assistono i familiari
Anche Ape Sociale consente ai lavoratori di andare in pensione prima per dedicarsi alle cure dei propri familiari (Caregiver), ma solo al compimento dei 64 anni. Inoltre non si tratta di una vera e propria pensione, ma di una indennità erogata in attesa di maturare i requisiti alla pensione.
Ci sono quindi 5-6 anni di attesa da considerare. E sul piano prettamente economico poco cambia visto che Ape Sociale ha un tetto di 1.500 euro lordi senza tredicesima.
Opzione Donna resta quindi la soluzione ideale per consentire alle lavoratrici di dedicarsi maggiormente alle cure della persona o dei propri familiari. Quasi indispensabile in un Paese che invecchia sempre più velocemente e per il quale l’assistenza sta diventano fondamentale.
Così, fra le pieghe dei progetti di riforma delle pensioni che sindacati e governo stanno discutendo per il 2023, c’è anche il progetto di rendere strutturale Opzione Donna.