Ha 28 anni (29 a settembre), origini italiane con il bisnonno paterno algerino e tra poche settimane potrebbe diventare il più giovane primo ministro di Francia. Jordan Bardella è il candidato di Rassemblement National, il partito di destra di Marine Le Pen, dato favorito dai sondaggi in vista delle elezioni legislative del 30 giugno. Durante una conferenza stampa, l’enfant prodige della politica transalpina è tornato sulla previdenza, tema delicatissimo dopo la riforma dello scorso anno voluta dal presidente Emmanuel Macron. Ha promesso che i francesi potranno tornare ad andare in pensione a 60 anni già dal prossimo autunno, se hanno iniziato a lavorare prima dei 20 anni.
Tensioni sociali attorno a riforma pensioni
Sembra di rivivere il dibattito italiano attorno ai cosiddetti lavoratori precoci. Sta di fatto che la promessa di mandare i francesi in pensione a 60 anni può rafforzare le credenziali della destra lepenista tra i ceti impiegatizi e operai. D’altra parte, i mercati non stanno a guardare. La tensione si taglia con il coltello. Gli Oat sono venduti da settimane e lo spread con i Bund a 10 anni si è ampliato fino a 83 punti base, scendendo ieri in area 72 punti. Di fatto, i titoli di stato francesi offrono gli stessi rendimenti di quelli emessi dal Portogallo.
La riforma delle pensioni del 2023 arrivò dopo decenni di tentativi andati a vuoto. Essa prevede l’innalzamento graduale dell’età pensionabile da 62 a 64 anni e l’assegno pieno con 43 anni di contributi dai 42 anni previsti fino alla sua approvazione. Non grosse novità, se raffrontate a quelle introdotte negli anni in Italia. Tanto è bastato, comunque, per alimentare un clima di forti tensioni sociali. Parigi e le altre principali città furono teatro di scontri, disordini e manifestazioni anche violente per parecchie settimane.
Pensione a 60 anni e deficit spending
L’idea di una pensione a 60 anni di età rischia di acuire le tensioni finanziarie. Gli investitori stranieri temono che sia l’antipasto di un prossimo governo incapace e indisponibile ad attuare tagli al bilancio per ridurre il disavanzo dei conti pubblici. E questo è uno scenario considerato assai probabile quale che sarà la situazione politica che scaturirà dalle urne. In effetti, se vincesse la coalizione di sinistra le cose non andrebbero meglio. Al contrario, ci calcolano 200 miliardi di euro di maggiori spese nel prossimo quinquennio. E in una situazione di impasse, persino un uomo di fiducia di Macron a capo del governo non riuscirebbe a risanare i conti, né ad attuare riforme pro-crescita.