Andare in pensione un anno prima. Quando conviene la totalizzazione dei contributi

La totalizzazione è un istituto che consente di sommare i contributi versati in gestioni diverse al fine di ottenere il diritto alla pensione. Non sempre è conveniente.
2 anni fa
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totalizzazione

I lavoratori con carriere discontinue, frammentate possono fruire della totalizzazione per andare in pensione prima. Grazie al decreto legislativo n. 42 del 2006 è possibile mettere insieme i periodi assicurativi di diverse gestioni, presso enti diversi, anche esteri, per ottenere la pensione.

Esistono vantaggi e svantaggi nell’esercitare la totalizzazione. Benché si possano unificare periodi in maniera totalmente gratuita, la pensione è liquidata pro quota col sistema contributivo. Ma solo se in nessuna delle gestioni è raggiunto il requisito minimo della pensione ordinaria.

Con la totalizzazione, in pensione a 66 anni

La totalizzazione, ha il vantaggio di interessare praticamente tutte le casse, comprese quelle dei liberi professionisti.

Permette, inoltre, di sommare i contributi della gestione separata Inps che altrimenti non può essere ricongiunta. Quindi l’istituto può essere utilizzato da tutti i lavoratori.

In regime di totalizzazione è possibile accedere alla pensione di vecchiaia a 66 anni anziché a 67. In alternativa si può uscire con 41 anni di contributi (Quota 41), anziché con 41 anni e 10 mesi per le donne e 42 e 10 mesi per gli uomini, così come previsto dalle regole per le pensioni anticipate. In questo caso, però, la finestra di uscita si apre 21 mesi dopo. Per fruire della totalizzazione l’interessato non deve essere titolare di alcuna pensione presso le casse coinvolte.

La pensione in regime di totalizzazione è calcolata con il metodo contributivo, ma solo se al momento della pensione il lavoratore non ha maturato un diritto autonomo alla rendita in nessuna delle gestioni interessate.

Viceversa, è conservato il sistema di calcolo retributivo e contributivo presso la gestione dove il lavoratore ha maturato i requisiti alla pensione. E cioè 67 anni con almeno 20 di contributi. Ovviamente, in questo caso, viene meno il vantaggio dell’uscita dal lavoro a 66 anni di età.

Come funziona

La totalizzazione, quindi, è una forma alternativa alla ricongiunzione e non prevede il trasferimento materiale dei contributi da una gestione all’altra.

Tramite questo strumento il lavoratore può cumulare la contribuzione versata in diverse gestioni previdenziali al fine di acquisire il diritto a un’unica pensione di vecchiaia, anticipata o di inabilità.

Più precisamente, tramite la totalizzazione il lavoratore può sommare diversi periodi assicurativi non coincidenti ai soggetti iscritti alle varie forme di assicurazione obbligatoria. Comprese quelle estere.

La pensione ottenuta mediante totalizzazione è calcolata pro quota, pertanto il lavoratore percepirà due o più assegni erogabili dalle rispettive gestioni pensionistiche in relazione ai contributi versati. Da notare che la totalizzazione non è a titolo oneroso e la pensione è pagata sempre dall’Inps, anche in assenza di contribuzione versata presso l’Istituto. E’ necessario, però, che siano state stipulate apposite convenzioni con gli altri enti presso cui risultano versati i contributi. Ragionamento che vale in particolare per le pensioni liquidate in regime internazionale.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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