Le pensioni future saranno calcolate col sistema contributivo. Questo è già nell’ordine delle cose, è solo una questione di tempo. La riforma Dini del 1995 prevede che dal 2032 il sistema di calcolo andrà a regime.
Nel frattempo, però, ci sono grossi problemi di bilancio. Le previsioni economiche e di spesa pensionistica non consentono di attendere. Ragion per cui il governo sta cercando di fare un taglio netto alle pensioni anticipate.
In pensione anticipata col contributivo puro
Quota 100 sparirà alla fine del 2021 e al suo posto dovrebbe entrare in funzione quota 102 per un anno.
Dal 2023, poi, il governo punta a tagliare ulteriormente le pensioni anticipando l’entrata a regime del sistema contributivo puro anche per chi esce ancora con il calcolo misto (un po’ retributivo e un poi’ contributivo).
In buona sostanza si tenterà a estendere il meccanismo di Opzione Donna anche agli uomini. Magari a 62 anni di età. La pensione anticipata riservata alle lavoratrici prevede infatti la liquidazione della pensione solo con il sistema di calcolo contributivo.
In pratica, i versamenti effettuati prima del 1996 vengono migrati al sistema contributivo. Quindi penalizzati sotto il profilo del conteggio ai fini della rendita pensionistica. Di fatto chi è andato finora in pensione con opzione donna si è visto tagliare l’assegno anche del 25-28% rispetto a quanto avrebbe percepito uscendo dal lavoro a 67 anni con il sistema misto.
Penalizzazione pesante per chi ha pochi contributi
In buona sostanza, quindi, il sistema di calcolo contributivo sarebbe l’unica soluzione per consentire il pensionamento anticipato in futuro. Penalizzante sì, ma non obbligatorio. In alternativa si aspetterà di uscire a 67 anni o con 42 anni e 10 mesi di lavoro alle spalle (uno in meno per le donne).
Le pensioni liquidate con il sistema contributivo saranno però sempre più penalizzate rispetto a chi sceglierà di lasciare il lavoro a 67 anni con il calcolo misto.
Alcune simulazioni effettuate su varie categorie di lavoratori mettono in evidenza che l’assegno della pensione contributiva pura a 62 anni risulterebbe tagliato del 30% circa rispetto all’uscita a 67 anni.
Per chi avrà però pochi anni di lavoro alle spalle e magari versamenti solo nella Gestione Separata Inps, la pensione potrebbe scendere fino a poche centinaia di euro al mese.