Pensione a 62 anni o con 37,10 anni di contributi, di nuovo possibile?

Si potrà tornare a poter andare in pensione con 62 anni di età o con 37,10 anni di versamenti anche nel 2025 con accordo azienda sindacati?
2 mesi fa
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Ci sono misure di pensionamento anticipato che il governo, di qualunque colore esso sia, vara e che il mondo dei lavoratori critica apertamente. Salvo poi chiedere la riattivazione di una misura quando questa non viene prorogata o viene cancellata. Ad esempio, la pensione a 62 anni è una di quelle che ha lasciato più nostalgici, soprattutto per quanto riguarda il noto contratto di espansione.

Ecco una misura che ha permesso la pensione a 62 anni per alcuni lavoratori

Questo è ciò che accade alla pensione anticipata con 62 anni di età o con 37 anni e 10 mesi di contributi.

Questi sono i requisiti per rientrare nella pensione anticipata prevista da un famoso assegno di prepensionamento. Si tratta del contratto di espansione, un incentivo all’esodo molto particolare che nel 2024 non è stato rinnovato, lasciando spiazzati quanti ci credevano. Anche chi l’aveva criticata, considerandola difficile da sfruttare, si è ricreduto ora che non è più attiva.

“Buongiorno a voi della redazione. Vorrei sapere se c’è qualche possibilità che il contratto di espansione venga ripristinato come nel 2023, visto che quest’anno non è più in funzione. La mia azienda, come mi confermano quotidianamente i responsabili, avrebbe voluto procedere con il contratto di espansione mandando in pensione alcuni dipendenti più anziani. Io, per esempio, nel 2024 compirò 62 anni e avrò completato 38 anni di contributi. Ero uno dei profili a cui l’azienda avrebbe offerto questa specie di prepensionamento. Invece, nulla da fare. Ma se nel 2025 il governo riproporrà la misura, per me sarebbe un toccasana e accetterei subito il pensionamento.”

Pensione a 62 anni o con 37 anni e 10 mesi di contributi, di nuovo possibile?

Come sempre, a chi ci chiede anticipazioni su cosa accadrà in futuro sulle pensioni, rispondiamo prendendo tempo. Al momento non ci sono certezze, visto che i lavori sulla futura legge di bilancio non sono ancora iniziati. Quindi, per un ipotetico nuovo contratto di espansione, bisogna attendere.

Ma come funziona la misura?

Il contratto di espansione ha un duplice obiettivo: consentire il pensionamento anticipato a chi si trova a 5 anni dalla pensione di vecchiaia o da quella anticipata, e incentivare il ricambio generazionale nelle aziende che desiderano rinnovare l’organico dotandosi di personale più propenso alle nuove tecnologie.

La misura nacque nel 2019 in forma sperimentale e valida per un solo biennio, cioè il 2019 e il 2020. Il governo ha prorogato la misura ben oltre la sua scadenza del 2020, arrivando fino al 31 dicembre 2023. Fu anche potenziata, riducendo progressivamente il numero minimo di dipendenti delle aziende a cui si applicava, da almeno 1.000 a 500, poi a 100 e infine a 50. Queste modifiche hanno reso il contratto di espansione uno strumento sempre più ampio come platea di riferimento.

Cos’è il contratto di espansione e come funzionava

Le critiche alla misura nascevano dal fatto che molti la consideravano poco fruibile, poiché il grosso della spesa per il pagamento delle pensioni gravava sulle aziende. A chi riusciva ad andare in pensione con il contratto di espansione, l’INPS pagava la pensione, ma questa era finanziata dalle imprese che, in sede ministeriale, trovavano l’intesa con i sindacati per avviare il contratto di espansione.

Sfruttando a loro vantaggio i 2 anni teorici di Naspi spettanti ai lavoratori, che finivano nelle casse delle aziende per alleggerire l’esborso complessivo di un anticipo che, come detto, arrivava a 5 anni. Anche se sembra complicato, oltre che per rinnovare l’organico, la misura ha altri risvolti positivi per le aziende.

Mandare a riposo i più anziani e assumere addetti più giovani significa risparmiare sul salario. Pagare un lavoratore anziano con scatti di anzianità che incrementano nel tempo il salario è diverso rispetto a pagare dipendenti giovani che “costano” meno.

Tutto il costo della pensione a 62 anni o con 37 anni e 10 mesi di contributi a carico dell’azienda, ma conviene lo stesso

Come dicevamo, deve essere l’azienda a chiedere l’attivazione del contratto di espansione in sede governativa con il Ministero del Lavoro e d’intesa con le parti sociali più rappresentative all’interno dell’azienda stessa.

Con i sindacati si deve trovare il numero di dipendenti da prepensionare e il numero di neoassunti al loro posto, con il rapporto uno a tre, cioè un nuovo assunto ogni tre neo pensionati (altro risparmio per l’azienda quindi).

Il lavoratore non deve presentare alcuna domanda, dovendo solo accettare eventualmente la proposta di prepensionamento. La pensione poteva scattare a 62 anni (5 anni di distanza dai 67 della pensione di vecchiaia) o a partire dai 37 anni e 10 mesi di versamenti (5 anni dai 42 anni e 10 mesi delle pensioni anticipate ordinarie).

Contratto di espansione: tra speranze e progetti futuri

Come anticipato, lo strumento è cessato il 31 dicembre 2023 e il governo non lo ha prorogato oltre. Nulla da fare nel 2024 quindi. Le interruzioni dei rapporti di lavoro per gli interessati al contratto di espansione dovevano avvenire entro il 30 novembre 2023 per un’ultima decorrenza del prepensionamento a partire dal giorno successivo, cioè dal primo dicembre 2023.

La misura ha lasciato quindi dei nostalgici, come il nostro lettore ci dimostra. C’è molta attesa per un suo eventuale ripristino, anche perché oltre all’assegno di prepensionamento come una normale pensione, la misura prevedeva anche la copertura figurativa da parte del datore di lavoro per tutti i mesi di anticipo percepiti. Un ripristino della misura di cui però, a dire il vero, non si parla.

Solo il tempo potrà fugare questi dubbi. L’attesa per la pensione a 62 anni di età o con 37 anni e 10 mesi di contributi è quindi per la prossima manovra finanziaria di fine anno.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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