Pensione a 63 anni a rischio APE social: la legge c’è ma l’Inps non riesce ad applicarla

La pensione a 63 anni di età è a rischio APE social. Perché la legge c'è ma l'Inps non riesce ad applicarla. Vediamo perché visto che per l'anticipo pensionistico finanziato dallo Stato italiano ci sono delle criticità. Ecco cosa sta succedendo.
3 anni fa
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Ape Social
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La pensione a 63 anni di età è a rischio APE social. Perché la legge c’è ma l’Inps non riesce ad applicarla. Vediamo perché nel dettaglio. Visto che per l’anticipo pensionistico finanziato dallo Stato italiano ci sono delle criticità.

Precisamente, la pensione a 63 anni di età a rischio per l’APE social riguarderebbe i lavoratori del comparto delle costruzioni. Per i quali, con l’ultima legge di Bilancio, è stato disposto un abbassamento del requisito dell’anzianità contributiva a 32 anni. Così come è riportato in questo articolo.

Pensione a 63 anni a rischio APE social. La legge c’è ma l’Inps non riesce ad applicarla

Pur tuttavia, nonostante ci sia la legge, la pensione a 63 anni è a rischio per l’APE social a causa dell’assenza di codici ISTAT. In accordo con quanto riportato da Repubblica.it. Il che significa che, allo stato attuale, tanti operai con 32 anni di contributi versati, e con 63 anni di età, rischiano seriamente di essere tagliati fuori dal ritiro anticipato dal lavoro.

La pensione a 63 anni a rischio per l’APE social è un problema. Visto che l’abbassamento a 32 anni del requisito dell’anzianità contributiva è stato introdotto per tutelare una categoria a rischio come quella degli edili. Per rendere l’idea, si tratta di lavoratori che in una giornata trascorrono parecchie ore sopra le impalcature.

La legge sugli edili c’è. Ma l’Inps non riesce ad applicarla

Quella relativa alla pensione a 63 anni a rischio con l’APE social per gli edili non è altro che una deroga. Visto che per le mansioni gravose il requisito dell‘anzianità contributiva è pari a 36 anni. Rispetto invece ai 30 anni di contributi previdenziali richiesti, sempre per l’accesso all’Ape sociale, per gli invalidi e per i caregiver. E lo stesso dicasi pure per i disoccupati di lungo corso che hanno percepito per intero la Naspi.

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