Sicuramente se c’è stato un effetto causato dal varo dell’Ape sociale nel sistema previdenziale italiano è senza dubbio quello del poter andare in pensione prima se si appartiene a determinate categorie di lavoro. Escludendo lo scivolo per il lavoro usurante, l’Ape sociale è stata la prima misura insieme alla quota 41 per i precoci che ha iniziato a differenziare i potenziali nuovi pensionati in base al lavoro svolto. Ma l’Ape sociale ai lavoratori che svolgono determinate attività, non è l’unica via.
In pensione a 63 anni: la domanda del nostro lettore
“Buonasera mi chiamo Ernesto e voglio chiedere una cosa riguardo l’Ape sociale. Ho 63 anni di età appena compiuti e ho lavorato sempre in edilizia, o perlomeno da 20 anni a questa parte. Dal momento che ho oltre 35 anni di contributi versati mi chiedevo se devo andare prima in Naspi e sfruttarla tutta perché se non ho capito male, è necessario per poter prendere l’Ape sociale. Come mi devo comportare?”
Ape sociale, tra lavoro gravoso e disoccupati, ecco le regole
L’Ape sociale agevolato è una misura tra l’assistenziale e il previdenziale, una specie di sussidio economico che accompagna alla pensione fino ai 67 anni. La misura fu introdotta dall’articolo n° 1, comma n° 179 della legge 232 del 2016. Infatti con la legge di bilancio 2017 fu introdotta una misura che consente anche nel 2023 un pensionamento anticipato anche se sotto forma di assegno ponte che accompagna al raggiungimento della pensione di vecchiaia. Servono almeno 63 anni di età per accedere a questa pensione e una carriera variabile in base alla categoria di appartenenza.
L’Ape sociale per disoccupati 2023: in pensione anche a 63 anni?
Una delle categorie che possono sfruttare ancora oggi l’Ape sociale sono i disoccupati. Purché in possesso di almeno 63 anni di età e di almeno 30 anni di contribuzione previdenziale versata. Naturalmente occorre anche lo status di disoccupati, e soprattutto lo stato di disoccupazione deve essere involontario. Infatti per i disoccupati, ma solo per loro, bisogna aver percepito tutta la Naspi spettante. E per Naspi si intende l’indennità per disoccupati INPS erogata a chi ha perduto il lavoro a seguito di cessazione del rapporto di lavoro per licenziamento individuale o anche collettivo, per risoluzione consensuale assoggettata a conciliazione obbligatoria, per scadenza contratti a termine o per dimissioni per giusta causa. L’importante è che l’interessato abbia finito di percepire la Naspi. Rispetto alle origini la misura per i disoccupati è stata cambiata. Infatti è venuto meno il requisito che prevedeva il decorso di 3 mesi dall’ultima mensilità di Naspi percepita. Fino al 31 dicembre 2021 infatti il diretto interessato all’Ape sociale doveva attendere tre mesi dall’ultima Naspi spettante per avere il diritto di presentare domanda di Ape sociale. Con la legge 234 del 2021, precisamente con l’articolo n° 1 comma 91 di quella legge, questo vincolo è stato definitivamente cancellato.
La pensione con l’Ape sociale e i lavori gravosi
Il nostro lettore però è in errore se considera la Naspi e quindi la disoccupazione indennizzata INPS come requisito utile per lui e forse a prescindere, per avere accesso all’Ape sociale.
Severamente vietato confondere i requisiti specifici con quelli generali
Pertanto, il nostro lettore, essendo edile, e avendo oltre 35 anni di contributi, rientra a pieno titolo nell’Ape sociale. A prescindere dal dover per forza di cose passare dalla disoccupazione INPS che a lui, in quanto lavoro gravoso, non serve. Come dicevamo, ogni categoria a cui l’Ape è destinata, ha i suoi requisiti da centrare. Anche per gli invalidi, che devono avere una disabilità certificata pari ad almeno il 74%, questo requisito può essere considerato specifico. Oppure per i caregiver, la cui attività di assistenza al familiare stretto convivente e disabile deve essere partita almeno 6 mesi prima di presentare domanda di Ape sociale.
La pensione anticipata a 63 anni con Ape sociale sembra, dunque, essere possibile per il nostro lettore.