Una pensione a 63 anni, ma in due tranches per il dopo quota 100. Magari affiancata al potenziamento di Ape Sociale. E’ questo a oggi lo schema più accreditato di riforma pensioni per il 2022 e per superare lo scoglio della fine di quota 100.
In assenza di interventi sul sistema pensionistico, infatti, dal prossimo anno si verrebbe a creare uno scalone di ben 5 anni. Differenza fra l’uscita prevista da quota 100 a 62 anni e la pensione di vecchiaia a 67 anni di età.
In pensione a 63 anni per tutti
Il governo, come noto, è alle prese con la quadratura dei conti di bilancio.
Ape Sociale a parte che prevede già da anni la pensione a 63 anni per alcune categorie di lavorati svantaggiati, sul tavolo del ministero del Lavoro c’è anche il progetto proposto dall’Inps. In cosa consiste esattamente?
Secondo il presidente dell’Istituto Pasquale Tridico, l’idea sarebbe quella di concedere l’accesso alla pensione a 63 anni (un anno in più rispetto a quota 100) in due tranches distinte. Una contributiva e una retributiva.
La flessibilità secondo l’Inps
Più precisamente – dice Tridico – si potrebbe concedere a tutti la pensione anticipata liquidandola non più interamente col sistema di calcolo misto, ma in due parti distinte.
Una prima parte di pensione a 63 anni di età liquidando la sola parte dei versamenti maturati dal 1996 in poi e quindi col sistema di calcolo contributivo. La seconda pensione al compimento dei 67 anni di età liquidando la restante parte di pensione a valere sui contributi versati prima del 1996 col sistema di calcolo retributivo.
Il pregio di questo sistema di pensionamento anticipato avrebbe il merito di mantenere in equilibrio i conti dello Stato.
Ma, al contempo, penalizzerebbe i lavoratori che si vedrebbero l’assegno di pensione inizialmente ridotto.