Il consueto rapporto annuale dell’INPS sulle pensioni in Italia offre spunti di riflessione che possono essere interpretati in modi diversi. E che aprono a scenari altrettanto vari per il futuro. Un futuro ancora da definire, soprattutto considerando la necessità di riformare il sistema pensionistico. Una questione che potrebbe essere affrontata già con la prossima Legge di Bilancio o con quelle successive. L’attuale governo ha dichiarato che la riforma delle pensioni vedrà la luce entro la fine della legislatura, con il 2027 come data obiettivo, il che lascia ancora tempo.
Pensione a 64,2 anni di età: i numeri dell’INPS e l’interpretazione dei dati
La riforma delle pensioni è necessaria per due ragioni principali, che derivano da prospettive completamente diverse. Una di queste è confermata dai dati dell’Osservatorio dell’INPS appena pubblicati. Dal punto di vista dei lavoratori, la riforma è essenziale perché in Italia si va in pensione troppo tardi. I 67 anni per la pensione di vecchiaia sono considerati eccessivi. Così come i 42 anni e 10 mesi di contributi richiesti per la pensione anticipata ordinaria. Anche per misure come la Quota 103 e l’Ape Sociale, che prevedono l’uscita a 62 e 63 anni e 5 mesi rispettivamente, i requisiti contributivi – 41 anni per la prima e 36 per la seconda (30 per invalidi, disoccupati e caregiver) – sono ritenuti troppo alti.
Cosa chiedono i lavoratori? Vogliono una riduzione dei 42 anni e 10 mesi di contributi richiesti per la pensione anticipata senza vincoli di età. E desiderano misure più flessibili che permettano di andare in pensione con 20 anni di contributi. Tuttavia, il rapporto INPS mostra una visione diversa, soprattutto dal punto di vista delle esigenze dello Stato.
I numeri chiave da analizzare sulle pensioni in Italia
Dal lato del legislatore, le priorità riguardano i conti pubblici, la spesa previdenziale, i limiti imposti dall’Unione Europea e la sostenibilità del sistema pensionistico.
Inoltre, il quadro demografico è un altro fattore di preoccupazione: l’aspettativa di vita della popolazione continua a crescere, e il rapporto tra pensionati e lavoratori attivi diventa sempre più sbilanciato, anche se con segnali di miglioramento. Il rischio concreto è che l’INPS, nel lungo termine, possa avere difficoltà a finanziare le pensioni, poiché il numero di lavoratori che versa i contributi diminuisce rispetto ai pensionati. Se l’età media di pensionamento rimane a 64,2 anni e l’aspettativa di vita aumenta, l’INPS dovrà sostenere l’erogazione delle pensioni per un periodo di tempo sempre più lungo.
Pensione a 64,2 anni: scenari futuri
Un ulteriore aspetto critico per la sostenibilità del sistema è l’importo delle pensioni. Si sente spesso dire che le pensioni in Italia sono troppo basse. Ma secondo i dati dell’INPS, gli importi pensionistici nel nostro Paese sono superiori del 14% rispetto alla media europea. Il presidente dell’INPS, Gabriele Fava, ha cercato di tranquillizzare, affermando che nel breve e medio termine non ci sono problemi di sostenibilità e forse nemmeno nel lungo termine, grazie ai segnali positivi provenienti dal mercato del lavoro. Nel 2023, infatti, è stato raggiunto il record di 26,6 milioni di occupati, con un trend in crescita nel primo semestre del 2024.
Ricapitolando, in media gli italiani vanno in pensione a 64,2 anni, e percepiscono un assegno superiore del 14% rispetto alla media europea. L’aspettativa di vita continua ad aumentare, ma anche l’occupazione è in crescita, mitigando così alcuni dei potenziali problemi di sostenibilità del sistema.