In questi giorni si sta molto parlando della tanto attesa riforma delle pensioni. Come sappiamo, si tratta di un tema caldo e divisivo, soprattutto se si considera che la maggioranza di governo è tra le più ampie mai avute.
L’obbiettivo, dunque, è quello di trovare una quadra tra le richieste dei vari attori politici e la necessità di far quadrare i conti dello stato. Unico obbiettivo comune sembrerebbe quello di voler superare la legge Fornero e di prevedere qualche forma di pensionamento anticipato senza quote e penalizzazioni.
Pensione a due tempi, di cosa si tratta?
Il sistema a due tempi consiste in una forma di pensionamento anticipato e flessibile. L’assegno verrebbe riconosciuto in 2 momenti distinti al raggiungimento di:
- un’età di 64 anni;
- 20 anni di contributi versati.
In sostanza, il lavoratore potrebbe richiedere il pensionamento anticipato al raggiungimento dei requisiti appena illustrati, ma, in questo caso, verrebbe corrisposta solo la quota contributiva della pensione; l’assegno totale, comprensivo anche della parte retributiva, sarà riconosciuto soltanto al compimento dei 67 anni.
Come cambia l’assegno per ogni anno di lavoro in più?
Quello dell’età è comunque un requisito minimo. Ciò significa che il beneficiario può richiedere la pensione anticipata anche a 65, 66 o 67 anni. Ovviamente, più si ritarda il periodo di pensionamento, più saranno i contributi versati e il relativo assegno percepito.
Il governo starebbe così pensando di introdurre un meccanismo di calcolo decrescente, con decurtazioni del 3 per cento per ogni anno di anticipo.
Ovviamente, allo stato attuale, si tratta di una semplice ipotesi. Come già detto in apertura, il tema delle pensioni è da sempre molto delicato e divisivo.