Il nostro sistema pensionistico è ormai un sistema contributivo al 100%. Anche se c’è ancora chi va in pensione godendo del vantaggio del calcolo retributivo, anche se solo in parte, ormai è il contributivo a farla da padrona. Perché c’è chi ha iniziato a lavorare dopo l’entrata in vigore di questo sistema. E anche perché oggi molti lavoratori si trovano con carriere quasi tutte iniziate o quasi in data successiva al 31 dicembre 1995. La differenza tra sistema retributivo e sistema contributivo è conosciuta da tutti.
Ecco chi non va in pensione nonostante età e contributi siano sufficienti
Questo però non vuol dire che la retribuzione non sia importante per i lavoratori che pensano alla loro pensione. E lo dimostra la pensione anticipata contributiva. Una misura che è destinata a chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995, e che pertanto, prevede un assegno calcolato solo col contributivo. Ma sulla quale come vedremo, lo stipendio percepito durante la carriera incide molto a tal punto da diventare fattore determinante per accedere alla pensione. Forse più determinante anche rispetto all’età e ai contributi versati.
“Buonasera, mi chiamo Luca e avrei bisogno di una mano da parte vostra. Ho 21 anni di contributi e a gennaio ho fatto 64 anni di età. Dal momento che la mia carriera lavorativa è cominciata nel 2000, pensavo che alla fine avrei potuto sfruttare la pensione anticipata per i contributivi. Ma nonostante i miei 64 anni di età e nonostante ho superato i 20 anni di contributi, il mio consulente a cui mi rivolgo per tutte le mie pratiche mi ha detto di lasciare stare e di non pensare a questa misura che non mi spetterebbe.
Pensione anticipata a 64 anni di età: servono almeno 20 anni di contributi. Come funziona?
La pensione anticipata contributiva è una particolare misura di pensionamento anticipato che, come dicevamo, è destinata a soggetti e lavoratori la cui carriera non è iniziata prima del 1996. La misura rientra nelle prestazioni anticipate strutturali previste dal nostro sistema ed erogate da parte dell’INPS. Infatti, nelle slide informative presenti sul sito dell’Istituto nazionale di previdenza sociale italiano questa pensione anticipata contributiva viene citata insieme alle pensioni anticipate ordinarie.
Si sottolinea infatti che per i lavoratori con carriera iniziata a partire dal primo gennaio 1996 c’è la possibilità di accedere a un trattamento pensionistico anticipato già a partire dai 64 anni di età e con soli 20 anni di contributi versati. Nonostante la carriera contributiva è simile a quella della pensione di vecchiaia ordinaria, questa misura rientra nel perimetro della pensione anticipata ordinaria. E parliamo di quella misura senza limiti anagrafici che si centra con 42,10 anni di contributi per gli uomini e 41,10 anni di contributi per le donne.
La pensione anticipata correlata all’importo dell’assegno sociale, perché?
Oltre all’età e ai contributi, e oltre al fatto che la misura è destinata solo ai cosiddetti contributivi puri, c’è un altro requisito da centrare. E che richiama al discorso che facevamo all’inizio del nostro articolo riguardo all’importanza delle retribuzioni. Infatti per poter accedere alla pensione anticipata contributiva il diretto interessato deve riuscire a maturare una pensione liquidata alla data di decorrenza pari ad almeno 2,8 volte l’assegno sociale.
L’assegno sociale è quella misura che l’INPS dedicata a quanti si trovano in condizioni reddituali non buone e non hanno la carriera contributiva idonea a una pensione diretta. Questa prestazione ogni anno viene adeguata all’aumento del costo della vita.
Perché gli stipendi continuano a essere fondamentali?
Evidente che i contributi versati a fronte di una carriera piuttosto limitata, e cioè pari a 20 anni come la misura prevede, devono essere di importo piuttosto rilevante. Va considerato il fatto che l’aliquota contributiva per i lavoratori dipendenti prevista dall’INPS è pari al 33%. Nonostante la retribuzione non serva direttamente per il calcolo della prestazione in un sistema contributivo (come invece serviva nel sistema retributivo), questa è comunque fondamentale. Perché più alto è lo stipendio più alti sono i contributi che si versano con l’aliquota del 33%. Ecco un esempio che chiarisce meglio ciò di cui stiamo parlando.
Se l’aliquota è del 33%, su uno stipendio da 1.000 euro al mese prevede che siano 330 euro i contributi mensili versati. È evidente che uno stipendio da 2.000 euro significa versare il doppio e cioè 660 euro di contributi. Considerando poi che la carriera non è iniziata prima del 1996, anche la rivalutazione dei contributi al tasso di inflazione anno dopo anno non è sufficiente con stipendio basso, per raggiungere una pensione così elevata come quella che serve per questa misura.