La pensione di vecchiaia non è per tutti. Benché la soglia limite di età fissata dalla Fornero oggi sia a 67 anni, per poterla ottenere bisogna possedere anche un minimo di contribuzione.
Il limite dei contributi è fissato a 20 anni e, benché per molti lavoratori non rappresenti un problema, per i più giovani potrebbe esserlo. Carriere discontinue, periodi di disoccupazione e vuoti contributivi rischiano di compromettere il raggiungimento della soglia minima.
Pensione a 67 anni, chi ne ha diritto
Andare in pensione a 67 anni, quindi, non sarà facile per i contributivi puri e per chi non ha almeno 20 anni di lavoro alle spalle.
Il meccanismo di adeguamento dell’età anagrafica alla speranza di vita si fermerà nel 2031 con il raggiungimento della soglia di 68 anni. Da lì in poi gli incrementi saranno di due mesi ogni due anni fino al 2054 quando si andrà in pensione a 70 anni.
Ma, a parte questa scaletta temporale, per i quarantenni lavoratori di oggi il rischio è di dover attendere addirittura i 71 anni se avranno maturato meno di 20 anni di contribuzione, ma almeno cinque. E prima ancora del 2054 quando andrà a pieno regime la legge Fornero.
L’assegno sociale
E per chi avrà meno di 5 anni di contributi o nessun contributo versato? Per costoro la pensione è negata o meglio non ne hanno diritto. Al suo posto, però, lo Stato interviene con l’assegno sociale che rappresenta una sorta di indennità economica legata ai redditi.
Dal 1996 l’assegno sociale ha sostituito la pensione sociale diventando a tutti gli effetti una prestazione di assistenza sociale. Per ottenere questa prestazione erogata dal Inps, bisogna essere in possesso dei seguenti requisiti:
- 67 anni di età;
- stato di bisogno economico;
- cittadinanza italiana e situazioni equiparate;
- residenza effettiva in Italia.
- reddito personale non superiore a 5.983,64 euro all’anno (11.967,28 se si tratta di persona coniugata)
Dal 1 gennaio 2022 l’importo dell’assegno sociale è pagato nella misura di 469 euro al mese per tredici mensilità.