La perdita del lavoro è sempre un tragico evento, soprattutto se si è alla soglia dell’età pensionabile. La crisi pandemica ha acuito questo aspetto e per molti, che non hanno maturato i requisiti alla pensione, si prospetta spesso uno scenario drammatico.
Per chi non ha diritto a forme di pensionamento anticipato e deve per forza di cose attendere il compimento dei 67 anni per andare in pensione di vecchiaia il problema è serio. Del resto, trovare una occupazione dopo i 50 anni è impresa titanica.
La Naspi come scivolo pensionistico
Uno degli ammortizzatori sociali più efficaci per i lavoratori dipendenti è dato dalla Naspi. L’indennità di disoccupazione è erogata dal Inps per un massimo di due anni e questo aiuta molto a superare i periodi di crisi dopo la perdita del lavoro.
Per legge è riconosciuta una indennità economica pari al 75% della retribuzione media percepita per massimo 24 mesi. Per i primi 4 mesi questa misura è piena, poi inizia a ridursi del 3% al mese fino al 24 esimo mese (decalage).
La contribuzione figurativa, però, è piena per tutte le settimane di godimento e utile al raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia al compimento dei 67 anni di età. Così com’è strutturata la Naspi è utile come scivolo a chi ha 65 anni e gliene mancano 2 alla maturazione del requisito. Ma per chi ha una età inferiore?
Il reddito di cittadinanza
Ai fini reddituali, non vi sono altre misure di sostegno al reddito, se non quelle previste dai contratti di espansione e isopensione per chi lavora alle dipendenze di grosse aziende. Ma per chi, come lavoratore dipendente, non ha diritto a tali aiuti, resta solo il reddito di cittadinanza.
Il reddito di cittadinanza è però strettamente legato al Isee e non tutti ne hanno diritto, viste le soglie molto basse. Ovviamente se un ex lavoratore percepisce la Naspi, questa costituisce reddito imponibile ai fini Irpef e quindi per l’Isee.
Un bel problema che il governo ha intenzione di superare nella riforma degli ammortizzatori sociali concedendo la Naspi per un periodo superiore a 24 mesi agli over 50. O comunque per una durata commisurata con l’aspettativa al raggiungimento del diritto alla pensione, sia essa anticipata o di vecchiaia.