Dall’ultimo di confronto, di appena qualche giorno fa, tra governo e sindacati sul tema scottante della riforma pensioni, c’è stata disponibilità dell’esecutivo sul discorso dei coefficienti di trasformazione e quello dell’eliminazione della soglia del 2,8 e 1,5 volte l’assegno sociale per coloro che raggiungono rispettivamente 64 e 67 anni.
Nessuna apertura, invece, rispetto alla richiesta relativa alla riduzione dell’accesso a 41 anni di contributi per la pensione anticipata a prescindere dall’età anagrafica.
Riforma pensioni, il sistema contributivo non si tocca
Questo è quanto emerge dall’ultimo comunicato a voce di Roberto Ghiselli, segretario confederale della Cgil.
Come moneta di scambio il governo chiede però la rinuncia al ricalcolo contributivo. Sulla riforma pensioni, ad ogni modo, il governo sembra condividere la necessità di un superamento delle rigidità attuali presenti nel sistema pensionistico, anche se i sindacati rimangono contrari al sistema contributivo.
Insomma un baratto dove il sacrificio richiesto dal governo ai sindacati è quello di mantenere l’attuale sistema contributivo.
La flessibilità in uscita che viene ipotizzata comprende anche una tutela ulteriore per le categorie più deboli come disoccupati, gravosi, invalidi e coloro che assistono un familiare con handicap, punto su cui il Governo si è impegnato ad effettuare delle verifiche tecniche.
Queste le ultime proposte su cui si lavora per la tanto attesa riforma. Intanto gli italiani aspettano.
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