Pensione a 70 anni per gli statali, obbligo, facoltà o follia?

È davvero concreta la possibilità di dare agli statali la possibilità di andare in pensione a 70 anni. Una proposta sensata o pura follia?
2 mesi fa
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Impazzano sul web, sulle testate giornalistiche nazionali televisive e su carta stampata, le notizie sulle nuove intenzioni del governo di eliminare l’obbligo di pensionamento per gli statali una volta raggiunta una certa età e certi requisiti contributivi. L’esecutivo, in vista della prossima legge di bilancio, starebbe valutando la possibilità di consentire a detti lavoratore di scelta se rimanere a lavoro fino a 70 anni. Quindi, oltre 67 anni. Insomma chance di andare in pensione a 70 anni.

I pro e i contro di questa decisione, se si farà, sono diversi.

Ma non mancano le critiche. Su tutti ci sono i sindacati che vedono la proposta come pura follia, dandone le relative motivazioni.

Le regole attuali per il pensionamento degli statali

Oggi, i dipendenti pubblici sono obbligati a ritirarsi a 65 anni, purché abbiano maturato i requisiti contributivi previsti per la pensione anticipata ordinaria. In caso contrario, devono attendere il raggiungimento dei 67 anni, l’età stabilita per il pensionamento di vecchiaia. Tuttavia, con la possibile riforma in discussione, potrebbe venir meno l’obbligo di lasciare il lavoro al raggiungimento di queste soglie. La proposta del governo permetterebbe ai lavoratori di decidere autonomamente se andare in pensione a 70 anni, offrendo maggiore flessibilità e nuove prospettive per chi desidera restare attivo più a lungo.

Questo cambiamento aprirebbe scenari interessanti sia per i lavoratori che per lo Stato. Da una parte, i dipendenti che vogliono incrementare il proprio montante contributivo avrebbero l’opportunità di accumulare ulteriori anni di servizio. Ottenendo così un assegno pensionistico più elevato. Dall’altra, il mantenimento in servizio di personale qualificato potrebbe rivelarsi vantaggioso anche per lo Stato. Che potrebbe evitare il ricambio generazionale immediato e ridurre i costi legati alle nuove assunzioni.

Andare in pensione a 70 anni: le obiezioni

La possibilità che la fine della pensione obbligatoria a 65 anni è vicina, pertanto, è concreta.

Ad ogni modo, la proposta non è priva di critiche. I sindacati si sono espressi con forza contro l’idea di aumentare l’età pensionabile a 70 anni.

Le principali obiezioni riguardano l’idea che, in un contesto di invecchiamento della popolazione, allungare ulteriormente la carriera lavorativa non sia una soluzione adeguata. I rappresentanti dei lavoratori temono che la misura possa essere percepita come un tentativo di risparmiare sulle pensioni, obbligando le persone a lavorare più a lungo senza risolvere i problemi strutturali del mercato del lavoro.

Per i sindacati si tratta di una follia

Alza la voce Maurizio Landini, leader della Cgil, che ha definito la proposta una vera e propria follia. Secondo Landini, l’Italia già si distingue per avere una delle età pensionabili più alte in Europa, e una misura di questo tipo rischia di peggiorare ulteriormente la situazione. Il sindacalista sostiene che la pubblica amministrazione ha piuttosto bisogno di nuove energie e investimenti in giovani lavoratori, piuttosto che prolungare la permanenza di quelli più anziani.

Anche Pierpaolo Bombardieri, segretario della Uil, ha espresso la sua contrarietà, sottolineando che non si può utilizzare l’invecchiamento della popolazione come scusa per aumentare l’età pensionabile. La Uil ritiene che il problema della sostenibilità delle pensioni non possa essere risolto semplicemente aumentando gli anni di lavoro, ma richiede una riforma più ampia e strutturata del sistema previdenziale.

Luigi Sbarra, segretario della Cisl, ha ribadito l’importanza di un confronto aperto e complessivo sulle questioni previdenziali. Secondo Sbarra, il governo non può limitarsi a lanciare proposte estemporanee senza un dialogo approfondito con tutte le parti sociali. I sindacati chiedono quindi un tavolo di confronto per discutere non solo dell’età pensionabile, ma anche di come rinnovare il mercato del lavoro con l’introduzione di nuove tecnologie e l’assunzione di giovani lavoratori.

Cosa aspettarsi per la pensione a 70 anni

La proposta di permettere ai dipendenti pubblici di lavorare fino a 70 anni rappresenta, dunque, un nodo complesso e controverso. Da un lato, potrebbe offrire una soluzione temporanea ai problemi di sostenibilità del sistema pensionistico, permettendo ai lavoratori di contribuire più a lungo e di migliorare la propria pensione futura. Dall’altro, rischia di allontanare ulteriormente i giovani dal mercato del lavoro. E di aggravare la situazione di chi, già oggi, fatica a mantenere un equilibrio tra vita lavorativa e pensionamento.

In conclusione, dunque, la possibilità di andare in pensione a 70 anni appare come un’opzione che potrebbe portare vantaggi per alcuni. Ma che solleva numerosi interrogativi sul futuro del sistema previdenziale italiano. Mentre i dibattiti proseguono, sarà fondamentale monitorare come il governo intende affrontare queste sfide. E quali soluzioni verranno messe in campo per garantire un sistema più equo e sostenibile per tutti i lavoratori.

Riassumendo…

  • Il governo propone di permettere ai dipendenti pubblici di lavorare fino a 70 anni.
  • La riforma offrirebbe maggiore flessibilità e aumenterebbe i contributi pensionistici dei lavoratori.
  • I lavoratori anziani potrebbero continuare a contribuire con la loro esperienza e competenze.
  • Lo Stato beneficerebbe di minori costi di turnover e maggiore stabilità previdenziale.
  • I sindacati criticano la proposta della pensione a 70 anni, definendola ingiusta e dannosa per i lavoratori.
  • La questione solleva dubbi sul futuro del mercato del lavoro e del sistema pensionistico.

Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

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