Pensione anticipata, bastano 42,10 anni di contributi, ma l’INPS può negare il trattamento

Ecco quando non si può andare in pensione nemmeno raggiungendo i 42 anni e 10 mesi che dovrebbero garantire la pensione anticipata ordinaria.
1 anno fa
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pensione gestione separata
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In genere la pensione anticipata si prende una volta raggiunto il giusto montante contributivo. Questo valeva anche per le pensioni di anzianità ante Fornero e vale pure per le pensioni con quota 41 per i precoci. Perché essendo misure distaccate dai limiti di età del lavoratore, hanno nel requisito contributivo l’unico vincolo da rispettare. Ma accade a volte che nonostante il requisito venga completato, l’INPS non assegna la prestazione. Perché il montante contributivo in genere viene guardato dal lato del numero di anni di contributi e non nel suo insieme, cioè sulle cifre in euro dei contributi versati.

“Buonasera, sono un operaio che ormai ha raggiunto i suoi 42 anni e 10 mesi di contributi. Lavoro da una vita, ho 60 anni di età ma per fortuna non mi sono licenziato ancora. Perché informandomi all’INPS mi hanno detto che la pensione anticipata non mi tocca. Per questioni inerenti il minimale contributivo che non raggiungerei secondo l’Istituto. Ma adesso mi chiedo. Se dal mio estratto conto ho effettivamente 42,10 anni di contributi, perché a me la pensione non tocca?”

Come verificare la carriera contributiva per chi vuole andare in pensione

Scaricare l’estratto conto dei contributi previdenziali dal sito dell’INPS, è il primo passo che bisogna fare per la verifica dei contributi previdenziali versati. E dal momento che per le pensioni anticipate il montante contributivo è l’unico requisito da detenere o quasi. Ma per avere la certezza di una carriera come utile alle pensioni, meglio chiedere all’INPS l’estratto conto con valenza certificata, ovvero l’ECO Cert.

In effetti può capitare che ciò che si evince da un estratto conto ordinario, non corrisponda alla realtà della carriera di un lavoratore. In genere nell’estratto conto ci sono i periodi di lavoro di cui l’INPS ha notizia di copertura contributiva a nome del diretto interessato.

I dati in genere vengono espressi in settimane. C’è l’anno di versamento, il periodo annuale di versamento, il nome del datore di lavoro che ha versato i contributi in quel detto periodo, il numero di settimane di copertura e l’importo dei contributi versati utili ai fini pensionistici.

Pensioni anticipate, la guida e in requisiti

Per le pensioni anticipate contano i contributi versati. Servono 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. Ma di questi, 35 anni devono essere effettivi da lavoro. Per la quota 41 per i precoci, bastano 41 anni, ma 35 sempre effettivi e senza considerare quindi i figurativi da disoccupazione o malattia. Inoltre un anno di questi 41, deve essere versato prima del raggiungimento dei 19 anni di età. Ma se sono importanti i contributi dal punto di vista degli anni maturati, altrettanto sono importanti gli importi di questi contributi. Ed è il motivo per cui il nostro lettore non può andare in pensione. E sull’ECO Cert anche gli importi delle prestazioni sono determinanti affinché l’INPS certifichi il diritto alla pensione anticipata. Che in alcuni casi può sembrare certo ma che invece poi si scopre che non lo è.

Estratto conto ordinario ed ECO Cert

Su un estratto conto, tanto ordinario che certificativo, un anno di lavoro coperto da contribuzione è pari a 52 settimane. La somma di tutte le settimane di contributi versati presenti nell’estratto conto, va divisa per 52 per capire quanti anni di contributi sono stati versati. Per raggiungere i requisiti va considerato che sono necessarie 2227 settimane per i 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 2175 settimane per i 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne. Ma come ci dimostra il lettore, raggiungere questi numeri a volte non è sufficiente. Prima di tutto per il vincolo dei 35 anni effettivi prima citato.

E poi per via del minimale contributivo che come vedremo, è importantissimo ma spesso non considerato.

Pensioni e minimale contributivo, i calcoli sono complicati da fare

A volte anche se ci sono 52 settimane di lavoro coperte da contributi, questi non bastano per garantire la copertura piena di un anno. E in queste condizioni è evidente che un lavoratore possa pensare di avere un anno di contributi ma invece si trova a non averli. A volte 52 settimane di contributi non valgono un anno pieno. Perché il minimale contributivo non è altro che la retribuzione minima utile all’accredito di un anno di contributi per la pensione. In genere ogni contratto collettivo nazionale prevede un minimo retributivo prestabilito. Parliamo dei CCNL. E questo minimo può essere sensibilmente differente in base al CCNL applicato. In linea di massima, l’accredito di un anno pieno di contributi è pari al 40% del trattamento minimo INPS valido nell’anno di riferimento.

 

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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