Andare in pensione una volta raggiunta la giusta età, cioè quella prevista come età pensionabile è la principale soluzione per andare in pensione. Ma ci sono anche strumenti che consentono di farlo a prescindere dall’età. In termini pratici, l’età non conta per alcune misure previdenziali. E non bisogna essere addetti ai lavori per sapere che la pensione anticipata ordinaria non prevede alcun limite anagrafico. Si tratta in buona sostanza, delle vecchie pensioni di anzianità, ribattezzate pensioni anticipate dalla riforma Fornero.
“Salve, volevo conferme da parte vostra per quanto riguarda la pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi. Oggi ho 40 anni di contribuzione alle spalle, completata lo scorso 1° maggio. Evidente che a maggio 2024 completerò 41 anni. Appare chiaro che una eventuale quota 41 per tutti varata nel 2024 potrebbe consentirmi di lasciare il lavoro subito. Ma preferirei comunque arrivare al massimo previsto che è 42 anni e 10 mesi. Quindi, il mio obbiettivo reale per smettere di lavorare è questo. E, a conti fatti, guardo ai primi mesi del 2026 per completare questa soglia. Ma secondo voi nel 2026 sarà ancora così la pensione anticipata? Ho il dubbio che qualcosa cambi.”
Pensione anticipata fino al 2026, ecco quando l’età non conta
La pensione anticipata ordinaria è una misura strutturale del sistema, perché non va in scadenza e non è sperimentale. Si tratta di una misura nata nel 2012, con la riforma Fornero e come funzionamento ricalca la vecchia pensione di anzianità. Infatti la riforma delle pensioni di Elsa Fornero cancellò le pensioni di anzianità e le sostituì con le pensioni anticipate. E oggi si va in pensione con questa misura, a prescindere dall’età del richiedente, con:
- 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini;
- 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne;
- 35 anni di contributi senza considerare quelli figurativi per periodi di disoccupazione o malattia indennizzate.
Requisiti fissi a cui dal 2022 sono stati aggiunti 3 mesi di finestra di attesa per la decorrenza del trattamento.
I trattamenti previdenziali anticipati, l’età che non conta e l’aspettativa di vita
Per conseguire la pensione anticipata servono 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, cioè almeno 2227 settimane di contribuzione. Per le donne invece servono 41 anni e 10 mesi di contributi, ovvero non meno di 2175 settimane. La misura però è collegata all’aspettativa di vita. La stima di vita della popolazione altro non è che il dato statistico dell’ISTAT sulla vita media della popolazione.
Ogni biennio al salire delle aspettative di vita della popolazione, salgono i requisiti delle pensioni. Ma fino al 31 dicembre 2026 nulla cambierà e i requisiti dovrebbero restare inalterati. La pensione anticipata è stata infatti congelata nei suoi requisiti dal Decreto Legge n° 4 del 2019. Fu il decreto passato alla storia come “decretone”, che produsse tra l’altro la quota 100 e il reddito di cittadinanza, a stoppare l’incremento dei requisiti fino al 2026. Evidente che finendo questo periodo di salvaguardia, nel biennio 2027-2028 ci sarà, salvo novità, un nuovo scatto. E probabilmente si passerà a un aumento di 2 mesi che porterà le soglie per il trattamento previdenziale anticipato a 43 anni per gli uomini e 42 anni per le donne.
Stop aspettativa di vita, pensioni anticipate restano così fino al 2026
Per quanto detto prima quindi, il nostro lettore non dovrebbe correre rischi.