Per pensione anticipata si intende quella misura che consente ad un lavoratore di andare a riposo nel momento in cui raggiunge la carriera contributiva massima prevista dalle norme vigenti. Nello specifico oggi possono andare in pensione i lavoratori che arrivano a completare 42 anni e 10 mesi di contributi versati per gli uomini e 41 anni e 10 mesi di contributi versati per le donne. La misura non è altro che la vecchia pensione di anzianità, quella che la legge Fornero bloccò sostituendola appunto con le pensioni anticipate.
“Buonasera mi chiamo Renato e volevo capire se e come potrò andare in pensione nel 2025 con la pensione anticipata. Secondo me nel 2025 arriverò a completare i 42 anni e 10 mesi di contributi. Mi spiegate quali sono le cose particolari che devo considerare per poter andare effettivamente in pensione a questa età perché mi sono venuti diversi dubbi relativi a che tipo di contribuzione dovrei avere rispetto alle leggi previste.”
Pensione anticipata, la guida alla misura e quali cose bisogna sapere
Come dicevamo in premessa la pensione anticipata ordinaria non è altro che la principale misura di pensionamento del sistema italiano insieme alla pensione di vecchiaia. Mentre quest’ultima è quella che ha nella età pensionabile il fattore determinante perché bisogna avere 67 anni di età, la pensione anticipata ordinaria ha nel requisito contributivo il suo fattore principale ed unico d’altronde.
Infatti per andare in pensione con questa misura bisogna avere 42 anni e 10 mesi di contributi versati se il richiedente è un lavoratore e 41 anni e 10 mesi di contributi versatile se la richiedente è una lavoratrice. Come dice il nostro lettore però ci sono cose da campire. Perché non sempre raggiungere questo numero di anni di contributi può bastare per maturare il diritto alla pensione.
Contributi, come incidono i figurativi, quali valgono e le regole
I contributi possono essere quelli a qualsiasi titolo versati e quindi anche i figurativi, i volontari e quelli da riscatto. Quello che però va chiarito è il fatto che bisogna raggiungere una pensione solo se i contributi versati effettivi da lavoro sono pari a 35 anni. Almeno questo è il vincolo principale della misura. Perché 35 anni di contributi devono essere stati versati al netto dei contributi figurativi. Ma soltanto per quelli di disoccupazione e per quelli di malattia.
In altri termini i contributi per il servizio militare, la maternità e così via dicendo valgono tutti. Mentre quelli da disoccupazione e da malattia come detto, valgono, ma solo se non vanno ad inficiare il vincolo dei 35 anni effettivi da lavoro. Di conseguenza chi dei 42,10 anni di contributi che servono agli uomini o dei 41,10 anni che servono alle donne non raggiunge la soglia dei 35 anni effettivi non può andare in pensione.
Calcolo della pensione anticipata, ecco come funziona
Il calcolo della pensione anticipata contributiva è misto nel senso che non ci sono regole particolari che determinano un taglio della prestazione. Nessun vincolo di calcolo contributivo quindi. Infatti la pensione è calcolata con il sistema retributivo fino ai periodi di lavoro al 31 dicembre 1995. Mentre con il contributivo per i periodi a partire dal primo gennaio 1996 in poi.
I lavoratori che però hanno almeno 18 anni di contributi versati al 31 dicembre 1995 hanno diritto al calcolo retributivo fino al 31 dicembre 2011. Mentre hanno diritto al calcolo contributivo a partire dal primo gennaio 2012. La misura oggi prevede una finestra di tre mesi per la decorrenza del trattamento. Significa che la pensione è concessa a condizione che siano decorsi tre mesi dalla data di maturazione dei requisiti e non come funzionano le altre misure che partono dal primo giorno del mese successivo alla data di maturazione dei requisiti per la pensione.
Perché non eliminano tutte queste regole per il calcolo retributivo, contributivo, via tutte ste schifezze che penalizzano i lavoratori dell’Italia, che oggi piangono queste categorie che non si trovano, è dirò di più, non se ne troveranno mai più, perché chi lavora di braccia diventando un maestro anche se dipendente di un’azienda vengono trattati tutti ha merda, dagli stipendi, alle ore da lavorare, dalle migliaia di licenziamenti che devono subire nell’arco della loro vita lavorativa, con cambiamenti di nome aziendale, e nello stesso tempo ricominciare tutto da capo con paghe miserabili per poi subire nel momento di andare in pensione con calcoli miserabili, con assegni mensili della pensione da fame, cioè, continuare una vita da miserabili, senza diritti e senza possibilità di passare una vecchiaia degna di un lavoratore ITALIANO .
Saverio, hai perfettamente ragione. Purtroppo chi governa l’ Italia difende una sola categoria di persone “I Ladri” perché tutti loro fanno parte di questa categoria. Se vuoi essere preso in considerazione cambia tipologia di lavoro. Comincia a rubare e vedrai più ricchezza e più diritti da parte dei nostri politici che sono i maestri di questo tipo di lavoro. Loro ti rubano con le tasse tu ruba a loro non pagando più nessuna tassa, lavorando in nero e facendoti dare tutti i privilegi da persona disoccupata. Questa è l’ Italia e questo ti insegnano i nostri governatori Devi sempre rubare Senza pietà e Senza rimorsi perché se sei una persona onesta allora sei considerata un coglione.
Pienamente d’accordo