I soggetti che sono affetti da varie tipologie di patologie, se sono stati riconosciuti invalidi con una determinata invalidità, possono godere di assegno di inabilità, pensione di invalidità civile e così via dicendo. Sono diverse le misure che sono appannaggio di lavoratori invalidi.
Ma la legge prevede delle variazioni di misure percepite per gli invalidi che raggiungono l’età pensionabile. La pensione di invalidità civile infatti cambia al raggiungimento dei 67 anni di età del beneficiario. E adesso vedremo cosa devono fare gli interessati.
Pensione di invalidità civile cancellata d’ufficio, ecco cosa succede a 67 anni di età
Quando un invalido civile titolare del corrispettivo trattamento dall’INPS, raggiunge l’età pensionabile dei 67 anni, spesso perde la pensione percepita fino ad allora. Ma non resta certo senza trattamento. In primo luogo va specificato che non c’è nulla che vieta a un invalido di essere riconosciuto e considerato tale anche oltre i 67 anni di età. E quindi a età pensionabile raggiunta. Ciò che deve essere considerato però è che il cosiddetto requisito sanitario da cui deriva l’invalidità. Questo, infatti, varia in base all’età del diretto interessato. Lo prevede una vecchia legge dello Stato, ovvero la numero 118 del 1971.
A 67 anni entrando nella cosiddetta età pensionabile, un contribuente esce fuori dal novero delle persone in età lavorativa. Questo in base alla vecchia legge. Oggi per esempio, il soggetto attivabile al lavoro è sotto i 60 anni di età. Ma solo di fronte a prestazioni assistenziali come l’Assegno di Inclusione o il Supporto Formazione e Lavoro. Perché effettivamente esiste un controsenso tra il fatto che per i sussidi, un soggetto sopra i 60 anni di età è considerato ormai fuori dal mercato del lavoro, mentre per la pensione lo stesso soggetto se non arriva a 67 anni non prende nulla.
Un sistema particolare con misure altrettanto particolari
Senza entrare nei dettagli delle evidenti discordanze normative che il sistema previdenziale e assistenziale italiano presenta, non possiamo non iniziare a fare il giusto distinguo tra invalidi tra i 18 e i 67 anni di età non ancora compiuti e tutti gli altri soggetti.
La pensione di invalidità civile è assegnata a soggetti di età compresa tra i 18 ed i 67 anni. Che essendo in età lavorativa secondo le regole del sistema, hanno delle problematiche fisiche o psichiche. Che ne determinano la riduzione permanente della capacità lavorativa. Capacità lavorativa che per le medesime regole a 67 anni non vale più.
E in quel caso si guarda alle difficoltà a compiere gli atti della vita quotidiana. I trattamenti per i disabili a 67 anni si trasformano in assegno sociale sostitutivo.
Assegno sociale sostitutivo per gli invalidi, ma anche l’indennità di accompagnamento a 67 anni
Qualsiasi sia la prestazione per i disabili, dall’assegno mensile di assistenza alla pensione di invalidità a 67 anni vengono cambiati nell’assegno sociale. E in maniera del tutto automatica. Ed i limiti di reddito utili a tutti i potenziali richiedenti dell’assegno sociale sono i medesimi cui devono fare riferimento questi soggetti.
I redditi propri del titolare dell’assegno sociale non devono essere superiori all’importo dello stesso assegno sociale che nel 2024 è salito a 534,41 euro al mese. In caso di soggetti coniugati, il limite di reddito da non eccedere è pari al doppio dell’assegno sociale. A 67 anni ed insieme all’assegno sociale sostitutivo, gli invalidi se ne hanno diritto, possono chiedere anche l’indennità di accompagnamento.