Pensione di reversibilità e come funziona l’anticipo di 26 mensilità per nuovo matrimonio 

Come funziona l’indennità che spetta al titolare della pensione di reversibilità quando si risposa e quando invece non spetta.  
2 anni fa
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reversibilità anticipata
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La pensione di reversibilità è quell’emolumento mensile che spetta al coniuge superstite di un defunto che percepiva una pensione. Proprio per la natura di questa prestazione è evidente che se un superstite dopo la morte del marito o della moglie ha nuove nozze perde il diritto alla reversibilità. Ma questo non vuol dire che finisca con l’essere tagliato fuori da qualsiasi prestazione. Infatti c’è un assegno una tantum che spetta proprio a chi si risposa. Un nostro affezionato lettore con una mail ci permette di approfondire proprio questo aspetto.

  

“Buonasera, vi chiedo un parere sulla mia situazione. Sono un titolare di pensione di reversibilità che percepisco da quando ho perso mia moglie due anni fa. La vita adesso mi ha portato a conoscere una nuova persona ed una nuova compagna con cui vogliamo convolare a nozze. Mi hanno detto che corro il rischio di perdere la pensione di reversibilità. Ma che avrei diritto a due anni anticipati come buonuscita. È vera questa cosa o no

La buonuscita per i vedovi che si risposano, verità o falsa notizia? 

Chiamarla buonuscita forse è sbagliato anche se sembra così ma ciò che va detto è che il nostro lettore ha ragione su tutti i fronti. Risposandosi perderà l’assegno di reversibilità al 100%. Infatti tale prestazione è un suo diritto fin quando non si risposa. Ma è altrettanto vero che avrà diritto all’assegno una tantum. Tutto dipende dal fatto che essendo titolare della pensione di reversibilità, percepita alla morte della moglie, sposandosi con un’altra persona perderà quel diritto. Lo prevede espressamente la normativa vigente e lo sottolinea l’INPS sul sito istituzionale nella scheda relativa alla pensione di reversibilità e alla pensione indiretta.  

Due anni di reversibilità in unica soluzione 

Il nostro lettore dovrà presentare domanda per ottenere l’assegno una tantum. La prestazione infatti può essere erogata dietro domanda da parte del diretto interessato.

La prestazione è pari a due annualità di reversibilità comprensive di tredicesima. In tutto 26 mesi di reversibilità anticipata quindi, calcolata come importo in base alla mensilità di reversibilità spettante alla data delle nuove nozze. In termini pratici al richiedente l’INPS garantisce un corrispettivo pari all’ultima mensilità spettante il mese delle nuove nozze, moltiplicato per 26. 

Viene meno la continuità economica del superstite   

La pensione di reversibilità è una prestazione che nasce con l’obiettivo di ridurre al minimo le difficoltà inerenti al cambiamento economico e reddituale di un vedovo o di una vedova rispetto a quando il coniuge deceduto era in vita. È evidente che si tratta di una prestazione che può essere assegnata fino a quando il superstite è solo e non si risposa. In effetti si manifesta la decadenza della prestazione proprio nel momento in cui un titolare dell’assegno di reversibilità si sposa con una nuova persona. Chi si è sposato con altre persone prima della morte dell’ex coniuge, non ha diritto alla reversibilità. E questo la dice lunga sulla natura della prestazione e sul perché, come dicevamo in precedenza, l’INPS la eroga.

Occhio alle particolarità di questa reversibilità anticipata

Non a tutti però spetta questo assegno una tantum di reversibilità. Infatti non tutti i coniugi che hanno l’assegno di reversibilità possono godere di questo trattamento. C’è chi risposandosi perde il diritto alla reversibilità, come normativa vuole, ma non matura nemmeno l’assegno una tantum. E quindi non possono aver diritto a questi 26 mesi di trattamento anticipato. Il caso emblematico infatti è quello del titolare dell’assegno di reversibilità che era già divorziato all’atto del decesso del coniuge. In questo caso nessuna indennità e decadenza immediata dell’assegno spettante. Questo è il caso di chi è diventato titolare della pensione di reversibilità nonostante risultasse già divorziato o separato dall’ex coniuge.

Infatti la normativa prevede che la pensione di reversibilità possa essere assegnata anche al coniuge divorziato se titolare di assegno divorzile o se beneficiario di una quota della reversibilità come stabilita dal giudice. Per loro però convolare a nuove nozze significa perdere definitivamente il diritto al beneficio ed essere escluso dall’assegno una tantum.  

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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