Pensione di reversibilità nel forfettario: le regole per non perdere i benefici

Il regime forfettario e la pensione di reversibilità possono coesistere, ma con specifiche limitazioni fiscali da considerare
5 giorni fa
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regime forfettario
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Quando si parla di pensione di reversibilità e regime forfettario, è fondamentale comprendere come questi due elementi possano coesistere senza creare incompatibilità fiscali o economiche.

Sebbene il regime forfettario sia una scelta comune per chi ha partita IVA, la presenza di una pensione, compresa quella di reversibilità, può avere un impatto significativo su questa possibilità, limitandone l’accesso e influenzando l’importo della pensione stessa.

In questo articolo esamineremo in dettaglio i criteri che regolano il regime forfettario in relazione alla pensione di reversibilità, chiarendo come mantenere la compatibilità tra i due e quali agevolazioni siano previste.

Il regime forfettario e la soglia dei 30.000 euro

Il regime forfettario è un’opzione semplificata e conveniente per chi decide di operare con la partita IVA, ma non è sempre accessibile a tutti. Esistono, infatti, dei requisiti da rispettare. Tra questi è previsto che per chi percepisce una pensione di reversibilità, è essenziale verificare che il reddito annuale derivante da conto pensione, o da qualsiasi altro reddito da lavoro dipendente o pensione, non superi i 30.000 euro. Si tratta di una delle cause di incompatibilità del regime forfettario (comma 57 Legge bilancio 2015).

Questa soglia rappresenta un limite invalicabile per chi vuole operare in regime forfettario: se nell’anno precedente i redditi superano tale importo, il contribuente non potrà accedere al regime forfettario. Pertanto, chi riceve una pensione di reversibilità deve prestare molta attenzione poiché potrebbe trovarsi escluso dal regime agevolato. In ogni caso, se l’importo della pensione non supera i 30.000 euro, si può continuare ad applicare il regime forfettario senza ulteriori restrizioni.

Pensione di reversibilità: come influisce sul regime forfettario?

Il trattamento pensionistico di reversibilità, riconosciuto ai superstiti di un pensionato, può coesistere con il regime forfettario, a patto che vengano rispettate le regole fiscali menzionate. Tuttavia, ciò che bisogna considerare è che la pensione di reversibilità non si limita a essere un semplice reddito pensionistico: essa può subire riduzioni basate sui redditi complessivi del beneficiario, inclusi quelli derivanti dal lavoro autonomo o da altre pensioni.

In pratica, il regime forfettario non solo deve rispettare i limiti di reddito per quanto riguarda l’accesso alla flat tax, ma anche la pensione di reversibilità può essere ridotta se i redditi complessivi del beneficiario superano determinate soglie. Questo significa che l’attività autonoma in regime forfettario può influenzare direttamente l’importo della pensione di reversibilità.

Le soglie di riduzione della pensione di reversibilità

La riduzione dell’importo della pensione di reversibilità si applica in base a specifiche fasce di reddito. Queste soglie sono fissate e prevedono riduzioni progressive al superamento dei limiti prefissati. Vediamo nel dettaglio come funziona:

  • Reddito fino a 23.345,79 euro: nessuna riduzione applicata; la pensione di reversibilità viene erogata per intero.
  • Reddito tra 23.345,79 e 31.127,72 euro: Riduzione del 25% sull’importo della pensione di reversibilità.
  • Reddito tra 31.127,72 e 38.909,65 euro: Riduzione del 40%.
  • Reddito superiore a 38.909,65 euro: Riduzione del 50%.

Questo meccanismo di riduzione si applica sui redditi complessivi del beneficiario, il che include sia eventuali introiti derivanti dall’attività professionale svolta in regime forfettario sia altri eventuali redditi (dipendente, assimilati, ecc.). Quindi, coloro che gestiscono una partita IVA in regime forfettario e percepiscono una pensione di reversibilità devono prestare particolare attenzione alla gestione dei propri guadagni per evitare tagli significativi alla pensione.

Il bilanciamento tra forfettario e pensione di reversibilità

Per i titolari di partita IVA che beneficiano di una pensione di reversibilità, trovare un equilibrio tra i guadagni derivanti dal lavoro autonomo e il mantenimento della piena pensione è essenziale. Spesso, chi opera in regime forfettario preferisce mantenere i propri guadagni al di sotto delle soglie di riduzione della pensione di reversibilità, in modo da evitare tagli all’assegno.

Un altro aspetto importante è la possibilità di prevedere una strategia fiscale adeguata, per cui il contribuente può valutare se valga la pena superare determinate soglie di reddito, considerando il possibile taglio della pensione.

Ad esempio, una riduzione del 25% potrebbe ancora essere vantaggiosa se i guadagni da lavoro autonomo compensano ampiamente la proposta dell’assegno di reversibilità.

Riassumendo

  • Il regime forfettario è accessibile solo se i redditi da pensione non superano 30.000 euro.
  • La pensione di reversibilità può essere ridotta in base al reddito complessivo del beneficiario.
  • Soglie di reddito determinano riduzioni della pensione di reversibilità tra il 25% e il 50%.
  • Guadagni in regime forfettario influenzano l’importo della pensione di reversibilità.
  • Mantenere il reddito sotto i 30.000 euro preserva l’accesso al regime forfettario.
  • Pianificazione fiscale accurata evita la perdita del regime forfettario e tagli alla pensione.

Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

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