Essendo che la pensione di reversibilità spetta ai familiari superstiti, tra cui principalmente il coniuge e i figli, spesso la si lega anche al concetto di eredità. Entrambe, reversibilità ed eredità, entrano in gioco quando viene a mancare, a causa del decesso, un soggetto “familiare”.
Ad esempio, se viene a morire un genitore, eredi per legge sono il coniuge rimasto in vita e i figli. Stessa cosa quando il deceduto era un pensionato. In tal caso il diritto alla pensione di reversibilità è in primis per il coniuge superstite e per i figli (entro certi limiti di età).
L’eredità può essere anche rifiutata dagli eredi. Quindi, molti si domandano se laddove il deceduto era pensionato e gli eredi dovessero rinunciare all’eredità, questi ultimi perdono anche il diritto alla reversibilità della pensione del deceduto?
Pensione di vedovanza, tra gli aventi diritto anche i fratelli e sorelle
La pensione di reversibilità (detta anche pensione ai superstiti) è una prestazione previdenziale destinata ai familiari superstiti di un lavoratore o di un pensionato deceduto. Questa pensione assicura un sostegno economico ai coniugi, ai figli ed eventualmente ad altri familiari che fossero a carico del defunto al momento della sua morte.
Le regole per l’accesso e l’ammontare della pensione di reversibilità possono variare a seconda di vari fattori, tra cui l’età e la situazione lavorativa del defunto, il numero di familiari superstiti e il loro rapporto di parentela con il defunto.
Spetta al coniuge superstite (anche se separato) a prescindere dall’età o dalla situazione lavorativa. Tra gli aventi diritto i figli fino al compimento dei 18 anni, oppure oltre tale età se studenti, inabili al lavoro o fino al compimento dei 26 anni se iscritti a corsi universitari, con alcune specifiche condizioni.
Destinatari della pensione di reversibilità anche i fratelli/sorelle e i genitori.
Rinuncia all’eredità: gli effetti sulla pensione di reversibilità
Venendo all’eredità, come anticipato, gli eredi legittimi del patrimonio del defunto possono rinunciarvi. Questa scelta può essere motivata da vari fattori, tra cui il desiderio di evitare di ereditare debiti o obbligazioni superiori al valore degli assets ereditati.
Per rinunciare all’eredità, l’erede deve compiere un atto di rinuncia attraverso una dichiarazione specifica presso un notaio o presso il cancelliere del tribunale del luogo in cui ha aperto la successione.
La scelta ha importanti conseguenze giuridiche, ossia:
- definitività: una volta effettuata la rinuncia, l’atto è irrevocabile, il che significa che l’erede non può cambiare idea in seguito;
- successione: se un erede rinuncia all’eredità, la sua quota ereditaria viene redistribuita agli altri eredi legittimi secondo le regole della successione legittima, oppure, in assenza di altri eredi, passa allo Stato italiano;
- debiti: rinunciando all’eredità, l’erede evita anche di assumersi la responsabilità dei debiti del defunto che superano il valore dell’attivo ereditario.
La rinuncia all’eredità deve essere fatta entro 10 anni dalla morte della persona cara. In ogni caso detta rinuncia non ha alcuna ripercussione sul diritto alla pensione di reversibilità. Quest’ultima, infatti, è una prestazione previdenziale del tutto autonoma rispetto alla questione ereditaria. La reversibilità vede la sua ragione nel garantire un sostegno economico ai familiari del defunto rimasti in vita. Dunque, chi rinuncia all’eredità NON sta rinunciando anche alla pensione di reversibilità.
Riassumendo…
- la pensione di reversibilità scatta quando viene a mancare, per decesso, il pensionato
- i primi ad averne diritto sono il coniuge superstite e i figli
- spetta, in alcuni casi, anche ai genitori e fratelli/sorelle
- la rinuncia all’eredità non avrà alcuna ripercussione sul diritto alla pensione di reversibilità.