Prendere la pensione di reversibilità di un marito defunto o di una moglie deceduta è un diritto dei contribuenti. L’INPS prevede questo genere di misura di vantaggio per i contribuenti perché hanno diritto a non subire il contraccolpo del calo reddituale che una perdita produce. E per questo che l’INPS eroga la pensione di reversibilità se il deceduto è pensionato, o la pensione indiretta se il deceduto è lavoratore dipendente con una determinata carriera e contribuzione. Ma alla morte di un parente c’è altro da prendere da parte dell’INPS.
“Buonasera, mi chiamo Lea e sono diventata vedova da 40 giorni. Mio marito, pensionato, è deceduto il 25 settembre e adesso sto per presentare la domanda di pensione di reversibilità. Volevo fare tutto da sola, con il mio SPID. Credo si possa fare, giusto? Inoltre volevo chiedervi se ho diritto ad altro perché se non ho capito male prenderò il 60% di ciò che prendeva mio marito. Non ho altri redditi e non ho altro con cui vivere. E con meno di 700 euro al mese non so cosa posso fare.”
La pensione di reversibilità a volte non basta e non si può fare granché
La pensione di reversibilità è quella parte di pensione che passa da un defunto al coniuge o, in eventuali casi, ad altri familiari a carico, primi tra tutti i figli. Ma non passa all’erede tutta la pensione, perché per esempio al coniuge superstite spetta solo il 60% di quello che in vita incassava il defunto. Poco per vivere, il più dello volte, come dimostra anche quello che ci dice la nostra lettrice. Ma su questo c’è davvero poco da fare.
Cosa sono i ratei maturati su una pensione e cosa spetta agli eredi
Alla morte di un pensionato, spettano sempre i cosiddetti ratei maturati e non riscossi. Parliamo appunto anche della tredicesima mensilità. Il caso della nostra vedova che ha scritto la email è emblematico. Suo marito, pensionato, scomparso a settembre, non ha fatto in tempo a percepire la quattordicesima mensilità dell’anno 2022. Infatti questa comunemente arriva a dicembre di ogni anno e matura per tutti i mesi di pensione dell’anno di riferimento. Un neo pensionato che è andato in pensione per esempio a giugno 2022, avrà diritto alla tredicesima maturata da giugno a dicembre. Il pensionato che è andato in pensione prima del 2022, ha diritto ad una tredicesima pari a 12 mensilità. Il nostro defunto di cui ci parla la lettrice, ha maturato 9 mesi di tredicesima, precisamente quelli da gennaio a settembre 2022. E sono 9/12 di tredicesima che la nostra lettrice ha il diritto di richiedere e di ottenere dall’INPS. Ma non vengono liquidati con la reversibilità in maniera automatica, anche se alla nostra lettrice tale eventualità è ipotizzabile. Occorre presentare una domanda a parte il più delle volte. E si chiama proprio domanda di ratei maturati e non riscossi.
Pensione di reversibilità: come recuperare i ratei dall’INPS per il defunto
Sul portale ufficiale dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale c’è l’area a tema dedicata proprio a questa operazione di recupero dei ratei maturati e non riscossi. L’area si chiama “Liquidazione di quote di pensione agli eredi”.
La guida all’incasso dei ratei
Va sottolineato che per gli eredi a cui l’INPS liquida la pensione di reversibilità, l’Istituto è autorizzato a versare automaticamente le rate maturate e non riscosse, ma solo a coniuge e figli. Ma tale liquidazione può essere fermata nel caso di più eredi. Infatti, in presenza di domanda di ratei da parte di uno o più eredi, la liquidazione d’ufficio è fermata. Alla nostra lettrice quindi potrebbe spettare il rateo automaticamente con la richiesta di reversibilità. Cosa che, per esempio, non spetta a più figli eredi di un genitore quando non è presente il coniuge o nel caso di coniuge e figli entrambi superstiti di un pensionato deceduto. La domanda può essere fatta anche tramite SPID, come la lettrice pare intenzionata a fare. Infatti, con le credenziali di accesso ai servizi digitali dell’Istituto, si può ovviare alla presentazione tramite patronato.