Se è vero che molti lavoratori non sono potuti andare in pensione per non aver raggiunto i 20 anni di contributi, è altrettanto vero che tanti non hanno potuto accedere a una pensione a causa del vincolo sui contributi. Molti ritengono che raggiungere i 67 anni di età sia sufficiente per andare in pensione di vecchiaia, poiché si tratta dell’età prevista dal sistema.
Tuttavia, come menzionato, l’assenza dei 20 anni di contributi preclude l’accesso alla pensione. E fino al 31 dicembre 2023, nemmeno 20 anni di contributi erano sufficienti se l’importo della pensione liquidata risultava troppo basso.
Ecco i penalizzati delle pensioni fino al 2023 che adesso godono della novità del Governo
Tale cambiamento permette ora a chi non aveva accesso alla pensione a causa dei limiti dell’importo di poterlo fare. Oppure, a chi era stato costretto a ricorrere all’Assegno Sociale, di passare a una pensione vera e propria, con importi più elevati.
“Gentili esperti, sono Veronica, una titolare di Assegno sociale dal 2022. Sto avvicinandomi ai 70 anni di età (che compirò a settembre). Sono sempre stata single, senza figli né altri redditi. Nonostante i miei 22 anni di contributi, a 67 anni non sono stata considerata idonea per la pensione, costringendomi a prendere l’Assegno Sociale come una casalinga senza contributi versati. Alcuni conoscenti mi hanno suggerito di presentare nuovamente domanda di pensione, sostenendo che le condizioni siano cambiate e che potrei ora accedere alla pensione che pensavo fosse disponibile solo a 71 anni. Cosa posso fare?”
“Buonasera, mi chiamo Renata, ho 68 anni e l’anno scorso non ho potuto accedere alla pensione nonostante i miei 20 anni di contributi, poiché non avevo versamenti prima del 1995. L’INPS ha respinto la mia domanda di pensione per l’importo ritenuto insufficiente.
Perché non serve più aspettare i 71 anni per andare in pensione di vecchiaia come contributivi puri
Situazioni come quelle descritte sono frequenti, specialmente per le donne con redditi propri e del marito che superano una certa soglia, precludendo l’accesso all’Assegno Sociale. O per chi, nonostante molti anni di contributi versati, era escluso a causa del vincolo sull’importo della pensione.
Fino al 2023, i cosiddetti contributivi puri potevano accedere alla pensione di vecchiaia solo a 71 anni e con almeno 5 anni di contributi. Per accedervi a 67 anni con almeno 20 anni di versamenti, era necessario che l’importo della pensione fosse pari o superiore a 1,5 volte l’Assegno Sociale.
Cosa è cambiato nel 2024 e perché adesso la pensione è più facile
Nel 2024, il limite che prevedeva l’impossibilità di andare in pensione per chi, con 20 anni di contributi e 67 anni di età, riceveva un importo inferiore a 754,90 euro, è stato rimosso. Ciò significa che ora anche chi percepisce l’Assegno Sociale nonostante i 20 anni di contributi versati, può tentare nuovamente di accedere alla pensione.
Per esempio, nel caso di Veronica, il passaggio all’Assegno sociale nel 2023 significava ricevere solo 503,27 euro al mese, perdendo così l’opportunità di utilizzare i contributi versati.
Basta Assegno Sociale, puoi prendere la tua vera pensione
Con la nuova normativa, chi percepisce l’Assegno Sociale a causa di precedenti limitazioni può ora presentare domanda all’INPS per accedere alla pensione di diritto. A domanda accettata, l’Assegno Sociale sarà revocato e il beneficiario riceverà la pensione spettante, beneficiando di un calcolo più vantaggioso rispetto al passato. Nel 2024, quindi, molti lavoratori avranno finalmente la possibilità di accedere alla pensione che precedentemente era loro preclusa.