Le pensioni di vecchiaia rappresentano una misura fondamentale di previdenza sociale offerta dall’INPS ai lavoratori. Queste sono accessibili al raggiungimento dell’età pensionabile e della carriera contributiva necessaria. Nonostante possano sembrare semplici nella loro struttura, le pensioni di vecchiaia richiedono un’analisi approfondita, specialmente alla luce delle recenti novità. Questioni come il pensionamento a 67 o 71 anni, con 20 anni di contributi o meno, meritano un esame dettagliato. Ciò è particolarmente rilevante per coloro che, pur avendo raggiunto i 67 anni, non dispongono dei 20 anni di contributi richiesti, o per chi è incerto riguardo le regole tra sistemi contributivo, retributivo e le possibili deroghe.
Pensioni di vecchiaia a 67 o 71 anni, con 20 anni di contributi ma anche di meno
L’età pensionabile corrente è fissata a 67 anni, a condizione che i lavoratori abbiano accumulato almeno 20 anni di contributi. Si prevede che l’età pensionabile possa aumentare dopo il 2027, mentre dal 2019 al 2026 non sono state apportate modifiche. L’ultimo incremento dell’età pensionabile, avvenuto il 1° gennaio 2019, ha portato l’età da 66 anni e 7 mesi a 67 anni. Non ci sono distinzioni di genere, e si va in pensione di vecchiaia completando la combinazione di 67 anni di età più 20 anni di contributi. A partire dal primo gennaio 2024, le pensioni di vecchiaia saranno uniformate tra i sistemi retributivo, misto e contributivo, a seconda della data del primo accredito contributivo.
La data del primo accredito di contribuzione è importantissima
Le regole per il calcolo della pensione variano in base alla data del primo e dell’ultimo accredito dei contributi. A partire dal 2024, il governo ha eliminato una penalizzazione che gravava sui contributivi, consentendo loro di ottenere la pensione a 67 anni con 20 anni di contributi, purché l’importo sia almeno pari all’Assegno Sociale di 534,41 euro al mese. Prima del 2023, i contributivi potevano pensionarsi solo se l’assegno percepito era pari a 1,5 volte l’Assegno Sociale.
Pensioni di vecchiaia e regole di calcolo
Il calcolo della pensione di vecchiaia dipende dal sistema adottato. Coloro che non hanno contributi anteriori al 1996 ricevono una pensione calcolata esclusivamente sul sistema contributivo senza benefici aggiuntivi. Chi ha iniziato a contribuire prima del 1996 beneficia di un calcolo retributivo per i periodi fino al 31 dicembre 1995 e contributivo successivamente. Se un lavoratore ha almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995, il calcolo retributivo è valido fino al 31 dicembre 2011, seguito dal sistema contributivo. La pensione retributiva si basa sulle ultime retribuzioni percepite, generalmente sugli ultimi 5 o 10 anni. Mentre le pensioni contributive sono calcolate in base ai contributi effettivamente versati, rivalutati per l’inflazione e trasformati tramite coefficienti di trasformazione.
Le deroghe ai requisiti ordinari
Esistono deroghe ai requisiti standard per le pensioni di vecchiaia, permettendo il pensionamento con solo 15 anni di contributi. Chi ha completato 15 anni di contributi al 31 dicembre 1992 può accedere a queste deroghe. Così come coloro che hanno ricevuto l’autorizzazione all’INPS per la prosecuzione volontaria entro la stessa data. Anche i lavoratori con almeno 10 anni di copertura contributiva inferiore all’anno pieno e che hanno iniziato a versare contributi almeno 25 anni prima della richiesta di pensione, possono pensionarsi a 67 anni con le stesse condizioni.