Salve, sono un tecnico che lavora in ospedale e ho firmato per la ” pensione anticipata”, quindi dovrei finire di lavorare a fine marzo. Sono nato il 20-04-1952.
La mia preoccupazione è questa: il patronato a cui sono iscritto qualche anno fa mi prospetto’ dopo i dovuti calcoli e ricongiunzioni la data di fine ottobre 2018. A fine gennaio mi presento in ufficio di previdenza dell’ospedale per sapere della mia situazione. Mi viene data fretta di fare subito domanda di pensionamento. Così all’improvviso vengo a sapere di richiedere subito il pin dispositivo all’INPS. Le cose fatte in fretta lasciano sempre qualche dubbio. L’INPS mi risponde che potrei andare anche al 15 maggio così sulla liquidazione non perderei circa 1000€. L’impiegata dove lavoro mi risponde che non è possibile perché ho 65 anni e quindi per legge devo andare per pensione di ” vecchiaia”. Siccome è successo che un altro dipendente è stato mandato in pensione e poi richiamato, a me spaventa questa situazione. Non vorrei rimanere a casa senza stipendio e magari fare la fine di quei poveri esodati… Visto anche che con me hanno fatto fatica a ricollocarmi perché sono diventato sordo al 50%.
Quindi, saranno giusti i conteggi dell’ospedale o quelli del sindacato? Di chi devo fidarmi?
La ringrazio anticipatamente. Complimenti per il suo lavoro e disponibilità.
Per i dipendenti statali, come lei che lavora in ospedale, il pensionamento è leggermente diverso rispetto ai dipendenti del settore privato.
Nel settore privato, infatti, se un dipendente, pur avendo raggiunto i requisiti contributivi per l’accesso alla pensione anticipata decide di voler continuare a lavorare fino al compimento dei 67 anni necessari per accedere alla pensione di vecchiaia può farlo tranquillamente.
Nella pubblica amministrazione non è così.
Con l’approvazione del decreto legge sul pubblico impiego e del decreto legge sulla Pubblica Amministrazione si è perseguito l’obiettivo di limitare la possibilità di proseguire il rapporto di lavoro dopo il raggiungimento dei requisiti di pensionamento nel pubblico impiego abolendo il trattenimento in servizio.
Questo significa che se lei ha i requisiti contributivi per accedere alla pensione anticipata (42 anni e 10 mesi di contributi) e i 65 anni di età, hanno ragione sia il sindacato che l’ospedale. Le pubbliche amministrazioni devono collocare in pensione d’ufficio a 65 anni (cioè al raggiungimento del limite ordinamentale per la permanenza in servizio) il personale che ha, a tale età, maturato un qualsiasi diritto a pensione. Non deve, quindi, preoccuparsi di diventare un esodato poiché la PA non potrebbe metterla a riposo se non avesse raggiunto una prestazione pensionistica.
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