A partire dal 2018 si completerà l’ultimo tassello della Riforma Fornero sulle pensioni che porterà la pensione di vecchiaia a richiedere gli stessi requisiti anagrafici a uomini e donne di ogni settore lavorativo.
Dipendenti pubblici, privati, autonomi, uomini e donne dovranno raggiungere 66 anni e 7 mesi per poter accedere alla pensione di vecchiaia. Aumenta quindi, l’età pensionabile.
“Stiamo lavorando su due direttrici di intervento. Da un lato dare piu’ flessibilità in uscita a tutti i lavoratori, uomini e donne. Maggior flessibilità in uscita significa assegni più leggeri aprendo un ventaglio temporale (dai 60 ai 70 anni), in cui le persone possano adottare una scelta personale e consapevole, senza sadiche penalizzazioni” ha sottolineato la Gnecchi.
Ma oltre a qualcosa che permetta una maggiore flessibilità in uscita è necessario apportare anche sostanziali modifiche alla riforma Fornero per le donne che non posseggono contributi versati alla data del 31 dicembre 1995 e che sono, quindi, nel sistema contributivo. Se la pensione non deve risultare inferiore a 1,5 volte l’assegno sociale si parla di importi pari a 670 euro al mese, ma questo valore deve essere centrato poichp le lavoratrici, che spesso hanno carriere discontinue e modeste, rischiano di veder slittare la pensione di vecchiaia di ulteriori 3 anni, ovvero al compimento dei 70 anni e 7 mesi di età con almeno 5 anni di contributi versati e indipendentemente dall’importo dell’assegno.
Una penalità occulta cui sono esposte, in maniera particolare, le giovani donne che avranno la pensione calcolata interamente con il sistema contributivo.