La riforma pensioni tiene banco non solo tra pensionati o lavoratori prossimi al traguardo pensione ma anche tra i più giovani che, in ottica preventiva, pensano alla pensione futura. Gli scenari non sono dei più ottimistici inutile negarlo. Ma bisogna anche frenare la tendenza agli allarmismi non fondati.
Non vedrò mai la pensione!
Asticelle dell’età pensionabile che si spostano sempre più in là e copertura per il pagamento delle pensioni con retributivo che scarseggia fanno temere per la pensione futura.
Come funziona la pensione con il sistema contributivo
Quel che appare evidente è che ci si sta spostando, anche da quest’anno, verso un sistema contributivo, che ha costi inferiore per lo Stato. Pensione flessibile deve essere comunque sostenibile: lo stesso Draghi sul punto è stato chiaro in occasione del confronto con i sindacati per la riforma pensioni. Ma da qui è a dire che resteremo senza pensioni ci vuole parecchia fantasia (o pessimismo).
Nessuno resterà senza pensione futura
Il sistema contributivo puro è riservato a chi ha iniziato a versare contributi dal 1° gennaio 1996. Prima sorpresa forse inaspettata: per questi lavoratori sono sufficienti 20 anni di contributi per il diritto alla pensione di vecchiaia. Anche l’età minima per fare domanda di pensione (sempre in costanza del primo requisito) è relativamente bassa rispetto alle aspettative di molti: 64 anni.
La difficoltà sta più che altro nel fatto che per richiederla occorre avere maturato un importo della pensione mensile pari a 2,8 volte l’importo dell’assegno sociale (ovvero 460,28 euro). A conti fatti almeno 1.288,78 euro! Chi non perfeziona questo requisito, anche avendo versato contributi per venti anni, dovrà aspettare i 67 anni per andare in pensione con almeno 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale.
Dunque la pensione arriverà per tutti. Il punto è quando e quanto. Soprattutto per il secondo aspetto potrebbe essere opportuno pensare per tempo alla pensione integrativa per costruire una previdenza complementare.