Sulle pensioni minime a 600 euro sembra di giocare alla lotteria. Prima sì, poi no, adesso solo per gli over 75 ma con Isee basso. Poi sparisce l’Isee e salta fuori la durata di un anno. Un marasma di cambiamenti che la dice tutta sulle difficoltà a reperire risorse e a mantenere le promesse elettorali.
Al momento, quindi, pare che l’ultima trovata sia quella di erogare la pensione minima di 600 euro al mese dal 1 gennaio 2023 solo a coloro che hanno compiuto 75 anni.
La nuova misura, infatti, taglierebbe fuori chi compie gli anni nel 2024 e parzialmente chi li compie durante il 2023. Tutto per accontentare Forza Italia che vorrebbe portare le pensioni minime a 1.000 euro entro la fine della legislatura.
Pensione minima a 600 euro solo per over 75
Il problema – come giustamente fanno notare gli esperti – resta il nodo risorse. In Italia gli over 75 sono circa 7 milioni. Di questi, quasi 2 milioni beneficiano di pensione integrata al trattamento minimo. Per una spesa pensionistica che si aggira intorno ai 2 miliardi di euro.
Secondo le previsioni di spesa del Mef, bisognerebbe mettere sul piatto della bilancia circa 900 milioni di euro in più all’anno per innalzare l’importo degli assegni a 600 euro. Soldi che sarebbero da recuperare dal reddito di cittadinanza. E forse non basta, come sostiene la Lega.
Ciò nonostante, pur dando per scontato che per gli over 75 si arriverà a una pensione minima di 600 euro al mese, la spesa da sostenere nel lungo periodo è comunque alta. Soprattutto perché si tratta di interventi di natura assistenziale che lo Stato dovrà garantire anche per coloro che, col passare del tempo, compiranno i 75 anni di età negli anni a venire.
Aumenti solo per il 2023 per pochi fortunati
Tuttavia ciò sembra non bastare per contenere la spesa.
Dalla manovra passata al vaglio della Commissione bilancio è sparita la clausola che voleva legare la prestazione al possesso di Isee. Anche perché la normativa vigente già prevede sogli di reddito per poter ottenere la pensione minima.
Ricordiamo che il diritto alla integrazione al trattamento minimo sorge solo se sono rispettati determinati limiti di reddito. Per il pensionato non coniugato tale limite è pari a 2 volte il trattamento minimo pensionistico (6.823,40 euro). Mentre per il pensionato coniugato, è necessario che il reddito complessivo non superi di 4 volte il trattamento minimo (13.646,82 euro), fermo restando il limite di cui sopra per il beneficiario.