Pensione nati nel 1960, ecco come e con quali penalizzazioni si esce

Pensione a 63 anni per i nati nel 1960 con l'Ape sociale ma a che condizioni? ecco tutte le limitazioni della misura.
2 anni fa
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Pensione
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Andare in pensione a 63 anni di età è quello che possono fare i nati fino al 1960. Nel 2023 infatti questi lavoratori se hanno raggiunto determinati requisiti possono sfruttare ancora una volta l’Ape sociale. La misura però non è esente da controindicazioni come dimostra un nostro lettore che si fa mille domande da questo punto di vista.

“Gentile redazione, sto per andare in pensione con l’Ape sociale. Sono nato nel 1960 e ho completato i 30 anni di contributi. Ho perso il lavoro a febbraio (mi sono licenziato per incomprensioni con il mio datore di lavoro) e grazie a questa misura credo potrò andare in pensione.

Ma mi chiedo diverse cose. Che pensione prenderò? Mi hanno detto che ci sono limiti di importo. La mia pensione sarà tagliata, giusto? Infatti mi dicono che ci sono delle penalizzazioni di assegno ma non ho capito di che genere. E poi mi dicono che è una misura assai particolare, che non somiglia a una normale pensione. Voi cosa ne dite?”

L’Ape sociale, i requisiti in estrema sintesi per andare in pensione per i nati nel 1960

A dire il vero il nostro lettore con 63 anni di età e lavoro perduto, probabilmente avrà poco da scegliere se non andare fino in fondo e chiedere i benefici dell’Ape sociale. A prescindere da penalizzazioni che la misura, a dire il vero, prevede a dismisura. E su questo non possiamo che essere in accordo con il lettore. Ma ripetiamo, poche chance per lui, come alternative all’Ape sociale. Nemmeno due anni di Naspi può prendere avendo deciso autonomamente di dare le dimissioni. Resta il fatto che se si guarda solo all’età di uscita e ai contributi, l’Ape sociale è una misura senza dubbio molto vantaggiosa. Possono lasciare il lavoro:

  • gli invalidi con il 74% di disabilità certificata;
  • i caregiver che assistono parenti stretti disabili da 6 mesi almeno;
  • gli addetti alle mansioni gravose;
  • i disoccupati.

Servono almeno 63 anni di età e 30 anni di contributi per i caregiver, i disoccupati e gli invalidi.

Servono 32 anni di contributi per edili e ceramisti. Ne servono 36 di anni di contribuzione per tutti gli altri lavori gravosi. L’attività gravosa poi, deve essere stata svolta dal diretto interessato per gran parte degli ultimi anni di carriera, o meglio in 6 degli ultimi 7 anni o in 7 degli ultimi 10 dieci anni.

Cosa bisogna sapere dell’Ape sociale e quali sono i difetti della misura

Tornando al quesito del nostro lettore va sottolineato che con l’Ape sociale lui prenderà un reddito ponte che lo porterà a raggiungere, una volta compiuti i 67 anni di età, la sua vera pensione spettante. Parliamo della pensione di vecchiaia ordinaria naturalmente. Cioè della pensione che si prende una volta raggiunti i 67 anni di età insieme a una contribuzione di almeno 20 anni di carriera. Durante questi mesi di pensione con l’Ape sociale, l’interessato percepirà una prestazione massima di 1.500 euro al mese.

Infatti l’Ape sociale non può essere erogata per cifre superiori. Chi già alla data di uscita con l’Ape avrebbe diritto ad una pensione più alta, dovrà aspettare la pensione di vecchiaia per prendere gli importi effettivamente spettanti. E l’importo dell’assegno liquidato la prima volta, resterà quello che il beneficiario dell’Ape prenderà fino ai 67 anni di età. Infatti la misura non viene indicizzata al tasso di inflazione.

Niente tredicesima e nemmeno possibilità per gli eredi con la pensione da Ape sociale

La misura viene pagata dall’INPS come una normale pensione, ma senza la tredicesima mensilità e senza eventuali somme aggiuntive come possono essere integrazioni, maggiorazioni e assegni per il nucleo familiare. Questi i limiti più evidenti della misura, oltre a quelli degli importi prima citati.

Infine, cosa molto importante è il fatto che l’Ape sociale non è reversibile a causa di decesso del beneficiario. Come tutti sanno al decesso di un pensionato, i superstiti (soprattutto il coniuge), hanno diritto alla pensione di reversibilità. In genere pari al 60% della pensione del defunto se il superstite beneficiario è solo il coniuge. Con l’Ape invece niente pensione ai superstiti.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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