Quando andrà in pensione chi è nato nel 1962? Davvero strano il sistema previdenziale in Italia che mette alcuni lavoratori in condizione di essere seriamente penalizzati dai cambiamenti delle misure che ogni anno fanno capolino. È così che per esempio i nati nel 1960 sono stati duramente penalizzati rispetto ai nati nel 1959 per via della chiusura di quota 100. E se davvero chiuderà quota 102, succederà lo stesso a chi non è riuscito a recuperare gli anni di contributi utili o l’età giusta entro la fine del corrente anno. La data di nascita conta tanto, perché è determinante per poter rientrare in alcuni canali di pensionamento anticipato che altrimenti non sono più fruibili. Soprattutto quando la misura che utilizza questi canali, sparisce dai radar. Per il 2023, però, si apre a una netta inversione di tendenza. Perché potrebbero entrare in vigore misure di maggior favore per soggetti che fino a oggi non sono rientrati in nessun’altra misura previdenziale. Tra questi i nati nel 1962, che compiranno nel 2023 61 anni di età.
“Gentile esperto, sono un lavoratore edile forte di una carriera lavorativa prossima ai 40 anni. Ho appena compiuto 60 anni di età e vorrei sapere se posso andare in pensione o, se non posso, quando potrò farlo. Grazie per la vostra eventuale risposta.”
Età e contributi ugualmente importanti quando si deve andare in pensione
Il nostro lettore ci dà la possibilità di parlare a 360 gradi delle pensioni e di quello che sta per succedere o che potrebbe succedere al sistema previdenziale italiano. Lui ha 60 anni di età e 40 anni di contributi versati e quindi ha una carriera abbastanza lunga. Ma questi requisiti non gli consentono di accedere a nessun tipo di pensionamento diverso da quelli legati alle invalidità, o distaccati da limiti di età. Nonostante, allo stesso tempo svolga un lavoro, quello in edilizia, che è considerato dalla normativa previdenziale nostrana come un lavoro gravoso. Significa che esistono le misure di favore di chi svolge questo genere di attività lavorativa. Misure di favore però che prevedono, o limiti di età oppure una carriera più lunga di quella che il nostro lettore ha.
Quando va in pensione chi è nato nel 1962
Per un lavoratore edile come il nostro lettore, le misure disponibili di pensionamento anticipato per tipologia di attività lavorativa svolta sono due. La prima è la quota 41 per i precoci. E per potervi accedere bisogna rispettare le condizioni prestabilite. E non sappiamo se il nostro lettore che ha oggi 40 anni di contributi, riesce a rispettarle tutte. In primo luogo quindi, potrebbe uscire nel 2023 quando completerà 41 anni di contributi versati a prescindere dall’età che ha. In questo caso infatti, potrebbe rientrare nella pensione con quota 41. Ma a condizione che l’attività di lavoro svolto in questo settore sia lunga almeno 7 degli ultimi 10 anni di carriera oppure 7 degli ultimi 6. Serve anche che la sua carriera sia iniziata prima dei 19 anni di età. Infatti serve avere un anno di contributi versati, anche in modo discontinuo, prima di compiere il diciannovesimo anno.
Novità in manovra per la quiescenza ai nati fino al 1962
Un nato nel 1962, per questioni anagrafiche, non potrà avere accesso all’Ape sociale, nemmeno se la misura venisse prorogata. Eppure l’Ape sociale è l’altra misura che si adatta perfettamente ai lavoratori edili. In questo caso, sempre rispettando le condizioni prima citate che vogliono il lavoro edile svolto in 7 degli ultimi 10 anni o in 6 degli ultimi 7, occorre maturare 32 anni di contributi versati e almeno 63 anni di età. La misura scade il 31 dicembre prossimo, ma sembra che ci siano discrete possibilità che la stessa venga prorogata anche nel 2023. Per il nostro lettore però non cambia nulla. Diverso il caso invece che in manovra vengano inserite quelle misure di cui oggi si parla e che prevedono un’uscita a partire dai 61 anni di età.
A 61 anni in pensione nel 2023, come?
Il nostro lettore compirà 61 anni nel 2023. E potrebbe avere accesso a delle misure pensionistiche di favore se le stesse venissero inserite nella riforma delle pensioni nella prossima manovra finanziaria. E l’argomento più in voga al momento è la pensione a 61 anni di età. Sono due le misure che continuano a parlare di 61 anni come una potenziale età di uscita dal mondo del lavoro. In primo luogo la pensione flessibile di cui si parla da settimane. Se verrà prevista quota 100 flessibile, che consente di andare in pensione a chi ha compiuto almeno 60 anni di età e ha almeno 35 anni di contributi versati, una delle combinazioni ammesse è proprio quella che prevede 61 anni di età e 39 anni di contributi. Una combinazione che si sposerebbe a meraviglia con i requisiti che ha detto di avere il nostro lettore.
Anche la quota 41 sarebbe una valida possibilità a 61 anni
Ma il requisito “61 anni” entra nei discorsi legati pure a quota 41. E non parliamo della quota 41 prima citata, cioè quella per edili e precoci. Parliamo di una nuova misura senza distinzioni di tipologia di lavoro. Non è nemmeno la quota 41 per tutti che non è sostenibile per le casse dell’Inps. Ma una quota 41 che potrebbe fare capolino nella legge di stabilità del 2023, con un limite in più. Occorrerebbe completare oltre ai classici 41 anni di contributi, anche una determinata età. E proprio 61 anni sembra l’età indicata come una di quelle potenziali da applicare a questa nuova versione di quota 41. Il nostro lettore quindi, se arriverà a 41 anni di contributi versati nel 2023, potrebbe sfruttare la nuova misura. Visto che ne ha già 40 adesso, essendo nato nel 1962, potrebbe rientrare anche in questa ipotetica nuova misura. Altre alternative non ne vediamo dal momento che dovrebbe aspettare di raggiungere i requisiti previdenziali previsti per la pensione anticipata ordinaria con 42 anni e 10 mesi di contributi versati.