Andare in pensione con Opzione Donna è roba da ricche o disperate. Gli assegni liquidati con questo sistema di calcolo e prima dei 60 anni prevedono una forte penalizzazione della rendita. Ciò spinge molte lavoratrici a riflettere bene sulle loro scelte.
Non solo. La pensione è liquidata dopo 12 mesi (18 mesi per le autonome) in base alle regole sulla finestra mobile. Il che significa dover attendere anche un anno e mezzo prima dell’erogazione del primo assegno mensile da parte dell’Inps.
Opzione Donna, in pensione con 500 euro al mese
Si dice quindi che Opzione Donna, benché ristretta da quest’anno a caregiver, licenziate o invalide, sia una facoltà riservata a lavoratrici benestanti.
Ma è anche una misura che consente l’uscita anticipata se proprio non se ne può fare a meno. Quindi rivolta a lavoratrici che per necessità devono accudire parenti malati o perché sono loro stesse affette da patologie per le quali la prosecuzione del lavoro diventa difficile. Ma riguarda anche coloro che a una certa età hanno perso il lavoro e non riescono a trovarne un altro.
Certo, la pensione che ne deriva è molto bassa, più che altro per via del meccanismo di ricalcolo contributivo dell’assegno che, a fronte dell’età anagrafica, può prevedere tagli fino a un quarto della rendita prevista. Del resto Opzione Donna, se da un lato consente l’uscita anticipata, dall’altra è tesa a scoraggiare il pensionamento.
Uscite anticipate in aumento del 15%
Ma tant’é. Nel 2022 – secondo i dati dell’Osservatorio Inps sul monitoraggio dei flussi di pensionamento – sono state 23.812 le pensioni liquidate, in crescita del 15,4% rispetto al 2021. Più nel dettaglio, sono state 8.833 le donne che si sono avvalse della misura prima dei 59 anni con assegni per quasi la metà di queste inferiori a 500 euro.
Tuttavia, quasi il 90% di chi è uscito prima dei 59 anni ha scelto di farlo con pensioni inferiori a 1.000 euro. Se si guarda al complesso delle pensioni liquidate con Opzione donna si vede che oltre la metà degli assegni liquidati (12.298) vale meno di 500 euro al mese e l’88,75% vale meno di 1.000 euro.
Sono cifre che la dicono tutta sul fatto che la misura della pensione conta meno dell’età anagrafica per andarci. In pratica le lavoratrici (ma probabilmente anche gli uomini, se gli fosse data la possibilità), lasciano volentieri il lavoro prima. Anche a costo di rimetterci una fetta di pensione. Il che contribuisce anche ad abbassare l’assegno medio percepito dalle donne (fino al 30% in meno rispetto agli uomini) nel computo generale dei pagamenti.