Per il 2024 ma anche per il 2025, ecco di nuovo la Pace contributiva. Una misura che consente di riscattare fino a 5 anni di contributi. Una possibilità utile alla pensione per chi non raggiunge i requisiti contributivi minimi per accedere alla quiescenza. Ma non è priva di costi, anzi, prevede un esborso non indifferente, anche se con la possibilità di pagare a rate e soprattutto, di godere di detrazioni sui redditi in misura proporzionale alla spesa sostenuta.
Ma chi può sfruttare questa agevolazione e come funziona effettivamente? Ecco una guida per chi, come una nostra lettrice ci chiede, avrebbe voglia di sfruttare l’occasione.
“Salve, mi chiamo Pamela e sono una lavoratrice con 6 mesi di vuoto contributivo tra un mio precedente lavoro e l’ultimo. Ho 65 anni di età e secondo i miei calcoli, dovrei andare in pensione nel 2025, ma per via di quel buco non sono certa di rispettare il requisiti minimo dei 20 anni il giorno del compimento dei 67 anni di età, cioè il 24 dicembre. Visto che c’è la nuova Pace contributiva, vorrei approfittarne. Volevo un vostro parere e volevo capire quanto mi costa.”
Pensione prima con la Pace contributiva nel 2024, ecco quanto deve spendere il pensionato
La Pace contributiva di cui ci chiede la nostra lettrice, non è una misura che tutti possono sfruttare. Perché è una misura destinata solo a chi può vantare contribuzione a qualsiasi titolo, versata, solo nel periodo contributivo. Parliamo quindi di contributi versati tra il 1° gennaio 1996 e la data attuale.
In pratica, solo il cosiddetto contributivo puro può utilizzare la Pace contributiva. Una misura che dietro il versamento di un corrispettivo, consente di riempire l’estratto conto dei contributi se carenti di qualche periodo. La misura non è una novità vera e propria, ma è solo una riproposizione di un vecchio provvedimento che è stato attivo fino al 2021.
Infatti con il decreto n° 4 del 2019, passato agli annali con l’appellativo di “Decretone“, avendo all’interno tra le altre cose anche la quota 100 e il reddito di cittadinanza, dal 2019 al 2021, sempre i contributivi puri poterono completare le loro carenze di carriera.
Come riscattare i periodi di vuoto contributivo
Il periodo che un lavoratore può coprire è quello compreso tra il primo e l’ultimo anni di versamento. Non si possono coprire periodi precedenti l’anno del primo contributo versato o successivi all’ultimo anno di versamento. Per esempio, la nostra lettrice, se ha iniziato a lavorare a giugno del 2000 e finirà a giugno del 2024, potrà coprire periodi non coperti da altra contribuzione, tra il 1° gennaio 2000 ed il 31 dicembre 2024.
La misura essendo destinata ai contributivi puri, funziona con il sistema contributivo. Infatti per capire quanto un lavoratore deve versare per coprire il buco che ha dal punto di vista contributivo, deve utilizzare il metodo contributivo. nello specifico, deve applicare l’aliquota contributiva destinata al fondo a cui deve effettuare i pagamenti, basandosi sulla retribuzione imponibile ai fini previdenziali degli ultimi 12 mesi di stipendio.
Per esempio, al Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti (FLPD), deve considerare il 33% dell’imponibile, invece nella Gestione Separata INPS l’aliquota vigente è il 25,72%.
I conti sull’esborso relativo alla Pace contributiva
Ci sono però alcuni vantaggi che la normativa legata alla Pace contributiva prevede. Infatti ciò che si spende con la Pace contributiva, può essere scaricato dal reddito con il modello 730 o con il modello Redditi PF. E per cifre elevate, come sarebbero quelle relative ad un riscatto di tutti e 5 gli anni previsti, la detrazione è in più dichiarazioni dei redditi.
Oltretutto, sempre per cifre elevate, il contribuente che decide di riscattare i contributi, può chiedere il pagamento rateale fino a 10 anni, cioè 120 rate mensili non inferiori a 30 euro a rata. La nostra lettrice si trova a voler riscattare 6 mesi, quindi ipotizziamo che non siano cifre impossibili da sostenere.
Chi deve andare in pensione con la Pace contributiva ecco cosa deve fare
Ipotizzando una base imponibile di 25.000 euro annui, un lavoratore dipendente dovrebbe versare più di 8.000 euro per ogni anno riscattato. Sei mesi valgono quindi all’incirca 4.000 euro. Per la nostra lettrice che guarda al 2025 per la pensione, dato che compie gli anni a dicembre 2025 (67 anni, nda), ha 23 mesi di tempo per saldare il tutto. Con poco meno di 175 euro al mese potrebbe tranquillamente riempire i 6 mesi che gli sono necessari per la pensione di vecchiaia. Godendo per i 730 del 2025 e del 2026, che riguardano gli anni di imposta del 2024 e 2025, delle detrazioni che riducono ciò che ha dovuto cacciare.
Evidente che se l’interessato ha necessità di chiudere la posizione contributiva entro la fine del 2024, o magari tra qualche mese, non potrà sfruttare le rate e dovrà pagare tutto in unica soluzione. Infatti i versamenti per completare la posizione contributiva del lavoratore, devono finire prima della data del pensionamento. La misura può tornare utile anche a chi desidera ottenere una pensione più alta e non solo a chi desidera raggiungere le soglie contributive utili al pensionamento. Infatti i versamenti dei contributi riscattati, sono validi sia per la misura che per il diritto alla pensione.