Per il 2024 e per il 2025 ecco che i lavoratori non ancora in pensione, potranno sfruttare una nuova norma che consentirà loro di recuperare anni di contributi. Perché nella legge di Bilancio il governo ha rispolverato la vecchia Pace Contributiva. Una misura che permetterà di recuperare fino a 5 anni di contributi a molti lavoratori. E non si tratta della contribuzione volontaria, ma di una sorta di riscatto dei periodi non coperti da contribuzione. Ma di cosa si tratta e come funziona?
“Buongiorno, sono un vostro lettore e mi domando se anche io posso sfruttare la Pace contributiva nel 2024 e 2025. Il governo l’ha riaperta e io, che ho il primo contributo versato nel 2000, potrei trovare conveniente versare 5 anni in modo tale da arrivare nel 2025 a 20 anni di contributi visto che compio proprio quell’anno 67 anni di età.
Pensione prima e pensione più alta, ecco come recuperare 5 anni di contributi
Riempire il proprio estratto conto contributivo con 5 anni di contributi che prima non c’erano. Questo ciò che consentirà di fare per il biennio 2024-2025, la nuova Pace Contributiva. Una misura che permetterà quindi un accesso più facile alla pensione per chi, alla luce di questi 5 anni, riuscirà a centrare prima l’obiettivo del pensionamento. Ma che permetterà anche di arrivare a percepire una pensione più alta dal momento che nel sistema contributivo ogni contributo in più versato finisce nel montante contributivo che poi diventa rendita pensionistica.
La misura infatti riguarda proprio chi rientra in pieno nel regime contributivo, cioè chi ha iniziato a versare contributi a qualsiasi titolo, dopo il 31 dicembre 1995.
Il riscatto dei contributi con la Pace Contributiva, ecco come funziona la misura appena reintrodotta
Questi lavoratori potranno riscattare fino a massimo 5 anni di contributi per periodi scoperti da contribuzione e ricadenti tra il primo versamento e l’ultimo. E, in pratica, il lavoratore interessato può far diventare questi periodi di vuoto contributivo come un qualsiasi altro periodo coperto da contribuzione e quindi valido sia per la misura della pensione che per il diritto alla pensione. Tutto naturalmente a spese del lavoratore, visto che il riscatto di questi periodi non è gratis e prevede il versamento di un corrispettivo.
Deducibilità e rateizzazione, ecco come diventa facile pagare l’onere previsto
Le agevolazioni, per permettere al diretto interessato di completare l’operazione di riscatto non mancano. Infatti per chi sfrutterà la misura, c’è la possibilità di pagare l’onere complessivo del riscatto, a prescindere che riguardi 5 anni o sia un riscatto solo parziale di questi periodi, a rate. Una rateizzazione fino a 10 anni, cioè in 120 rate mensili.
Naturalmente per chi deve utilizzare questi anni di vuoti contributivi riscattati per andare in pensione subito, la rateizzazione non è ammessa. E non potrebbe essere diversamente dal momento che l’INPS non può certo erogare una pensione in anticipo rispetto al completamento del requisito contributivo.
I calcoli sull’onere da versare
Il riscatto di questi anni di contributi può servire anche per aumentare la propria pensione, ma questo non vuol dire che può essere sfruttato da chi in pensione ci è già andato. Infatti uno dei requisiti per sfruttare la misura è che l’interessato non deve avere già una pensione propria. Il calcolo del corrispettivo da versare cambia in base al Fondo dove vengono versati i contributi e quindi all’aliquota contributiva applicata.
Per esempio, nel Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti, l’aliquota contributiva è pari al 33%. Il versamento è basato sulle retribuzioni degli ultimi 12 mesi di carriera o in assenza di questo dato, sul minimale contributivo per commercianti e artigiani nella Gestione Inps specifica per queste categorie di lavoratori.
Niente rate per il riscatto se i contributi servono per la pensione subito o quasi subito
Chi decide di versare a rate, deve sapere che non ci sono interessi e che la rata minima non può essere inferiore a 30 euro. L’onere del riscatto oltretutto può essere portato in deduzione, come da elenco in link, dall’IRPEF nelle dichiarazioni dei redditi. Per godere di questa misura servirà una domanda che potrà essere presentata dal lavoratore interessato o da un suo parente e affine entro il secondo grado (l’Inps però in questo caso vuole una dichiarazione di consenso da parte del diretto interessato). Naturalmente, in caso di decesso del lavoratore, il riscatto può essere chiesto anche dai suoi superstiti.
Nello specifico caso del nostro lettore, lui può versare i contributi volontari, ma non potrà sfruttare 120 mesi di rateizzazione.