Pensione quota 103 sfavorevole, ma molti hanno in casa la soluzione

Ecco alcune soluzioni per andare in pensione senza subire le penalizzazioni che invece vengono inflitte ai lavoratori dalla quota 103.
10 mesi fa
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Andare in pensione con la quota 103 nel 2024 resta favorevole per i lavoratori. Favorevole naturalmente come età di uscita, pari a 62 anni di età, come era nel 2023. Per il resto la misura è completamente sfavorevole per chi sceglie questa strada per lasciare il lavoro. Infatti, l’uscita nel 2024 con quota 103 prevede il taglio della pensione che può superare il 30%.

Un taglio sia rispetto a quanti sono usciti dal lavoro con la stessa misura nel 2023 e sia rispetto alla pensione che effettivamente spetterebbe al lavoratore in base al calcolo misto di cui avrebbe diritto con qualsiasi altra misura.

Ed è proprio un’altra misura quella che molti lavoratori potrebbero sfruttare in maniera tale da evitare questa penalizzazione.

“Buonasera, mi chiamo Carlo e sono un lavoratore che sta per completare 41 anni di contributi versati. Lavoro praticamente da una vita in edilizia ed è un lavoro talmente pesante che non vedo l’ora di lasciarlo. Purtroppo però sono disperato dalle notizie che mi arrivano che riguardano la pensione che io andrei a percepire. Adesso, mi dico, è mai possibile che dopo una carriera così lunga e così faticosa, con un lavoro davvero pesante, per andare in pensione un anno e dieci mesi prima di arrivare ai 43 anni per la pensione anticipata, mi devono tagliare l’assegno? Voi cosa dite?”

Pensione quota 103 sfavorevole, ma molti hanno in casa la soluzione

Il nostro lettore non ha tutti i torti se si sente quando meno depauperato di un suo diritto. Perché effettivamente la pensione che ha maturato dopo 41 anni di contributi versati con la quota 103 gli verrebbe nettamente tagliata. Soprattutto rispetto a quella che andrebbe a percepire completando la carriera utile alle pensioni anticipate ordinarie.

Purtroppo però la proroga della quota 103 prodotta quest’anno presenta questo genere di problematica. A nessuno fa piacere perdere il 30% della propria pensione se non oltre.

Però il sistema previdenziale italiano ha delle alternative che potrebbero sfruttare quanti si trovino esattamente come pare che si trovi il nostro lettore.

Lui come lavoratore edile ha altre possibilità di andare in pensione. Dovremmo approfondire meglio altri requisiti che il lettore potrebbe avere che non ci dice nella sua lettera. Per esempio non ci dice se ha 62 anni, oppure se li ha già superati. Perché se ha superato i 60 anni di età nulla vieterebbe al nostro lettore di poter andare in pensione con l’Ape sociale.

Anche l’APE meglio della quota 103? A prima vista sì, conviene di più

L’Ape sociale è una misura, che anche in questo caso, è stata prorogata per il 2024. Il nostro lettore con l’Ape sociale potrebbe andare in pensione come lavoro gravoso perché è un lavoratore edile. Infatti la misura prevede una età minima di uscita pari a 63 anni 5 mesi e una carriera contributiva minima pari a 36 anni. L’importante è che abbia svolto l’attività di lavoratore edile in almeno sette degli ultimi dieci anni o per almeno 6 degli ultimi 7.

L’Ape sociale però non è scevra da qualche controindicazione. Anche l’Ape sociale ha le sue limitazioni, ma al contrario della quota 103, questi limiti spariscono al compimento dei 67 anni. Il lavoratore interessato può godere di un trattamento di accompagnamento alla pensione prendendo un assegno non superiore a 1.500 euro al mese fino ai 67 anni. Trattamento che oltretutto, non si adegua al tasso di inflazione ogni anno e quindi resta fisso dal primo all’ultimo mese.

L’Ape sociale inoltre, è una misura priva di maggiorazioni sociali, integrazione al trattamento minimo, assegni per il nucleo familiare e tredicesima mensilità. E non è reversibile ai superstiti in caso di decesso di chi la percepisce. Ripetiamo, tutti vincoli a scadenza. Perché al compimento dei 67 anni di età l’interessato non potrà prendere più la pensione con l’Ape sociale, ma quella di vecchiaia ordinaria, per la quale dovrà presentare nuova domanda.

Con 41 anni di contributi in pensione come precoci

Grazie ai suoi 41 anni di contributi versati il nostro lettore avrebbe diritto anche a un trattamento migliore sia della quota 103 che dell’Ape sociale. Se almeno un anno di questi contributi è stato completato prima dei 19 anni di età, il nostro lavoratore potrebbe anche sfruttare il canale di uscita agevolato che si chiama quota 41 per i precoci. Anche in questo caso sfruttando il fatto che la sua attività lavorativa è in edilizia.

Essendo lavoro gravoso a tutti gli effetti, potrebbe andare in pensione con la quota 41 per i precoci. Una misura che non ha nel calcolo contributivo il metodo usato. Infatti a parità di diritto, con la quota 41 precoci rispetto alla quota 103 ecco recuperare quel 30% che con la seconda misura rappresenta il taglio di pensione da sopportare. Oltretutto con la quota 41 non solo non ci sono limiti di importo della pensione che invece si trovano con l’Ape sociale e la quota 103.

Infatti viene meno anche il vincolo del divieto di cumulo dei redditi da pensione con i redditi da lavoro che entrambe le misure prevedono. Per l’Ape sociale e la quota 103 chi va in pensione non può arrotondare la pensione lavorando. Sia come autonomo che come dipendente. Solo il lavoro autonomo occasionale è ammesso. Ma entro il tetto massimo di 5.000 euro per anno. Con la quota 41 questo vincolo non esiste.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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