Pensione quota 41 caregiver accolta e poi negata: dov’è lo Stato sociale che tutela il cittadino?

Quando l'INPS sbaglia a pagare è comunque il contribuente a rimetterci e nessuno lo tutela...ecco l'ennesima storia.
6 anni fa
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Dopo la storia del nostro lettore usurante cui era stata concessa la pensione quota 41, erogata per 2 mesi e poi revocata dopo che aveva presentato dimissioni dall’azienda rimanendo, di fatto, senza stipendio e senza pensione, ci scrive un altro lettore con un’altra storia di quota 41 negata per errori di INPS e patronato.

Riportiamo queste storie perché se a commettere l’errore è il contribuente paga sempre di tasca propria, ma se a commettere l’errore è l’ente a pagare chi è? Sempre e comunque il contribuente e sottolineare che la cosa non è giusta non basta.

Bisogna denunciare certe azioni e l’unico modo che ho per farlo è quello di renderle pubbliche dando voce ai mei lettori, facendogli raccontare le loro vicende di ingiustizie subite senza che nessuno abbia fatto nulla per tutelarli.

Dov’è lo Stato sociale in tutto questo? Ci tengo a sottolineare che in caso di quota 41 (così come in caso di Ape sociale) per quel che riguarda i caregiver la sussistenza dei requisiti al momento della presentazione della richiesta e per quanto riguarda il nostro lettore il 10 settembre 2018, quando gli viene comunicato che può presentare domanda di pensione, la mamma che assiste come caregiver è ancora in vita e viene a mancare SOLTANTO un mese dopo la presentazione della domanda di pensione. Occorre l’esistenza in vita del familiare che si assiste al momento della richiesta della verifica dei requisiti secondo la legislazione, al massimo al momento della richiesta della pensione. Cosa che è avvenuta nel caso del nostro lettore.

Quota 41: ennesimo errore dell’INPS che porta ad un’ingiustizia

Buongiorno Sig.ra Patrizia scusi per l’attesa. Ho fatto un “taglia e incolla” dalla lettera che avevo preparato per l’Inps da dove Lei potrà riassumere, per quanto possibile, poiché, come noterà, è stata una storia lunga e travagliata.
Un mio amico avvocato mi ha detto che la prassi non vuol dire nulla, è valida la legge.

Sul sito dell’INPS è scritto chiaramente che dopo aver presentato la domanda di accesso ai requisiti precoci bisogna attendere la risposta positiva e solo dopo procedere con la domanda di pensione, quindi l’errore è dell’INPS anche se, in occasione di un successivo conteggio contributi il patronato ha ammesso di avere sbagliato e che in caso di reiezione totale avrebbero dovuto intervenire loro per risarcirmi. Ho omesso i dati sensibili che posso fornirLe in qualsiasi momento. Per adesso non ho ancora trovato nessun avvocato specialista per questo genere di pratiche. Grazie mille per l’attenzione. Cordiali saluti.

Questa la cronistoria:

Io sottoscritto xxx nato il xxxx e residente in via xxxx in data odierna (04/02/19) presento al dirigente responsabile questa lettera di modo che sia chiaro l’iter da me seguito ai fini dell’ottenimento della pensione anticipata art.1, comma 199,legge 11 dicembre 2016 per lavoratori c.d. precoci.
1. Il 11/09/17 prendo la residenza con mia mamma per convivenza in quanto sono caregiver da molto tempo prima (2008) poiché ella era affetta da morbo di Alzheimer con disabilità al 100%
2. il 31/12/17 raggiungo 41 anni di contributi (così mi è stato riferito dal patronato xxx il 15/03/18)come dimostrato da documento Ecocert
3. il 15/03/18 presento, tramite patronato, domanda di riconoscimento requisiti di accesso alla pensione anticipata per lavoratori precoci (prat.xxx)
4. il 01/06/18 presento, tramite patronato, domanda per NASPI(n°xxxxx) accolta con data decorrenza 06/06/18 a seguito licenziamento. Mi viene raccomandato di dare comunicazione immediata qualora arrivasse la risposta positiva alla domanda del 15/03/18 per sospendere immediatamente la NASPI (e qui sarebbe l’errore del patronato)
5. il 10/09/18 non avendo alcuna comunicazione, prendo l’iniziativa e mi reco allo sportello INPS di mia competenza (via XX Settembre) per avere notizie dello stato della domanda del 15/03/18. Mi viene comunicato che posso presentare domanda di pensione, cosa che faccio immediatamente nella stessa mattinata  al patronato di via xxxxxx
6.

il 01/10/18 viene a mancare mia mamma alle ore 01,35 (requisito per l’anticipata precoci)
7. il 09/01/19, dopo essermi collegato innumerevoli volte sul sito INPS col mio pin personale dal 10/09/18, finalmente trovo, nella mia cassetta postale on line, la lettera di risposta alla mia domanda del 15/03/18, datata 20/12/18 e comunicatami il 03/01/19(n° prat.xxxxxxxx), in cui si da esito positivo e di avere accesso alla pensione dal 01/06/18. Chiamo immediatamente il numero verde INPS e mi si dice che la mia pratica è bloccata per non meglio precisati problemi amministrativi.
8. Il 10/01/19 (giorno dopo) mi reco alla sede INPS e mi dicono che la pratica è respinta perché è venuto a mancare un requisito a cui fa riferimento la pratica (la morte di mia mamma). Devo attendere la lettera di reiezione e poi fare ricorso. Nella stessa mattina corro al patronato per metterli al corrente di tutto. Mi dicono che appena anche loro riceveranno questa lettera passeranno tutto al loro legale
9. il 16/01/19 trasmetto una mail al patronato per chiedere novità specificando che nella mia cassetta online INPS non ho nulla. Nel pomeriggio mi inoltrano, per conoscenza, la mail che hanno mandato alla direzione INPS (segue corrispondenza epistolare con patronato xxx per monitorare la situazione fino ad oggi). Mi anticipano che mi riconoscono la pensione dal 01/10/18
10. il 21/01/19, allo sportello INPS, prendo appuntamento per un colloquio con un dirigente per il 04/02/19 al quale vorrei consegnare questa lettera ma che rifiuta di riceverla. Il dirigente mi dice che la prassi è che il patronato doveva comunque presentare la mia domanda di pensione per esempio quando avevo presentato quella della disoccupazione.
11. il 28/01/19 ricevo nella mia cassetta postale online la lettera di reiezione datata 09/01/19 (Prot.N.xxxx)

Seguono alcune mie considerazioni:

1. perchè alla presentazione della domanda Naspi il patronato non mi ha fatto fare anche la domanda di pensione?
2. come può l’Inps rispondermi 10 mesi dopo alla domanda del 15/03/18 dandomi esito favorevole all’accesso alla pensione a partire dal 01/06/18 proprio nello stesso giorno di domanda Naspi? Chi più di me poteva essere interessato alla presentazione della domanda di pensione? Oltretutto la lettera è scritta come se me l’avessero spedita ad aprile/maggio/giugno 2018
3.

come può l’INPS dirmi che ha sbagliato il patronato quando è la stessa INPS che mi dice di affidarmi a esso, quindi implicitamente avvallando il loro operato?
4. la domanda di reiezione l’ho ricevuta solo 3 mesi dopo il decesso di mia mamma (perché non altrettanto così veloce la lettera del 20/12/18 (ricevuta il 03/01/19) di accoglimento all’accesso pensione precoci?

Io ho seguito pedissequamente le direttive impartitemi sia dal patronato, sia dall’INPS, ho perseguito da sempre l’obiettivo di accedere alla pensione nei tempi e nei termini giusti (recupero di un anno e mezzo di contributi andati persi con ditta fallita – ricongiungimento di 4 anni con contribuzione da artigiano con spesa di oltre 19.000,00 € – versamento volontario dei contributi per coprire il tempo del part time degli anni 2015-2016-2017-2018.
Nell’unico caso che ho preso l’iniziativa (domanda del 10/09/18) scopro di aver fatto la cosa giusta.
C’è stata chiaramente una mancanza di comunicazione, sicuramente qualcuno non ha lavorato.
Da parte mia non intendo assolutamente subire oltre le conseguenze degli sbagli altrui.
Pertanto chiedo a codesto Istituto di voler provvedere affinché abbia nel più breve tempo possibile quanto mi spetta di diritto e non costringermi al ricorso.

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