Alla morte di un iscritto all’Assicurazione generale obbligatoria o ad altre casse previdenziali INPS, cioè alla morte di un pensionato o di un lavoratore con contributi accreditati, il coniuge superstite e in alcuni casi gli altri parenti, hanno diritto ad un trattamento previdenziale. Vietato confondere la pensione di reversibilità o la pensione indiretta con un trattamento assistenziale. Infatti si tratta a tutti gli effetti di una prestazione previdenziale. Questo perché sono basate sui contributi che il defunto ha versato quando era in vita.
“Buonasera, mi chiamo Liliana è da due mesi ho perso mio marito. Sono disperata e non so come fare. Infatti mio marito è stato sempre un lavoratore saltuario, spesso costretto a lavorare in nero e nonostante i 60 anni di età non era ancora in pensione. Mi hanno detto dall’INPS che non ho diritto alla pensione di reversibilità perché non era ancora pensionato. Oltretutto l’INPS mi ha anche detto che non ho diritto nemmeno alla pensione indiretta, ma io so per certo che mio marito ha più di 10 anni di contributi versati durante la sua vita lavorativa. Credevo che ne bastassero cinque di anni di contributi. Cosa posso fare nel momento che mi trovo priva di qualsiasi sostentamento adesso che non ho più mio marito?”
La pensione di reversibilità è quando spetta al coniuge
Un caso assai particolare quello della nostra lettrice.
La pensione indiretta alternativa alla reversibilità per i defunti non ancora pensionati
La pensione indiretta invece è quella prestazione previdenziale che l’INPS eroga al coniuge superstite di un lavoratore dipendente e non di un pensionato. A differenza della pensione di reversibilità, la pensione indiretta è assoggettata a determinati requisiti contributivi da parte del defunto. Infatti capita spesso, e sicuramente questo è il caso della nostra lettrice, che la prestazione non venga assegnata al superstite. Infatti come si legge sul sito dell’INPS, la pensione indiretta spetta a condizione che il defunto abbia maturato una determinata anzianità contributiva e un determinato numero di anni di contributi versati. Nello specifico, come riportato sulla scheda illustrativa della misura da parte dell’Istituto nazionale di previdenza sociale Italiano, abbiamo:
“La pensione indiretta è riconosciuta nel caso in cui l’assicurato abbia perfezionato 15 anni di anzianità assicurativa e contributiva ovvero 5 anni di anzianità assicurativa e contributiva di cui almeno 3 anni nel quinquennio precedente la data del decesso”.
Pertanto la nostra lettrice probabilmente non ha diritto a questa prestazione perché il marito non ha 15 anni di anzianità assicurativa oppure non ha 3 anni di contributi versati nei 5 anni che precedono la data del decesso.
L’indennità di morte per chi non ha diritto alla pensione indiretta ai superstiti
La nostra lettrice però ha una possibilità abbastanza concreta di entrare a beneficiare comunque di una prestazione. Si chiama indennità di morte ed è proprio quella prestazione che spetta al coniuge superstite come alternativa alla pensione indiretta. Nel momento in cui il defunto non aveva maturato i requisiti minimi per consentire all’INPS di poter concedere al superstite la pensione indiretta, c’è la possibilità di fruire di quest’altra misura. In questo caso infatti basta un solo anno di contribuzione versata nei 5 anni che precedono la data del decesso.