In Italia l’età per il diritto alla pensione si raggiunge a 67 anni. Ma a ben vedere, pochi sono i lavoratori che finora hanno lasciato il lavoro al raggiungimento del requisito anagrafico ordinario. Fra deroghe, scivoli e uscite anticipate, la media è di poco superiore ai 62 anni. In barba alla media Ocse la cui pensione media è calcolata oltre i 64 anni.
Insomma, siamo il Paese che fra regole, regolette, cavilli e deroghe di vario tipo, è riuscito finora a dribblare abilmente le regole imposte dalla Fornero nel 2012.
Come andare in pensione prima dei 67 anni
A parte gli scivoli previsti dai contratti di espansione, da quelli di solidarietà e l’isopensione, vediamo quali sono oggi le strade ancora percorribili per andare in pensione prima del compimento dei 67 anni di età. Tralasciamo anche le pensioni dei militari e dei vigili del fuoco che rientrano in un contesto particolare, quasi di privilegio.
Fino al 31 dicembre 2023, salvo proroghe, si può ancora andare in pensione a 62 anni di età a patto di avere alle spalle un’anzianità contributiva di almeno 41 anni. E’ la famosa Quota 103 che prevede appunto l’uscita anticipata dal lavoro a la liquidazione della pensione con il sistema di calcolo retributivo e contributivo (misto).
Chi non avesse i contributi necessari potrebbe sfruttare l’uscita anticipata a 64 anni. In questo caso bastano 20 anni di versamenti contributivi, ma l’opzione è riservata solo a coloro che ricadono nel regime contributivo puro. Cioè i lavoratori che non hanno versato contributi prima del 1996. Per ottenere questo tipo di pensione, però, bisogna anche aver maturato una rendita a calcolo non inferiore a 2,8 volte l’importo dell’assegno sociale, cioè circa 1.410 euro al mese.
Chi ha maturato entro il 31 dicembre 2022 i requisiti per Quota 102, può esercitarli quest’anno. A tal fine bastano 64 anni sulla carta di identità e 38 anni di contributi.
Per le lavoratrici bastano 60 anni
Un’altra via per andare in pensione prima e riservata esclusivamente alle lavoratrici è quella di Opzione Donna. Questo tipo di prestazione si ottiene al partire da 60 anni di età (o 59 e 58 in presenza di uno o più figli) con almeno 35 anni di contributi. La pensione è calcolata solo con il sistema contributivo puro per coloro che hanno lavorato prima del 1996.
Detti requisiti da quest’anno non sono più sufficienti, però. Occorre che la lavoratrice, autonoma o dipendente, rientri anche in una delle categorie sociali previste dalla riforma del 2022. E cioè essere caregiver, disoccupate a seguito di licenziamento o invalide civili. Opzione Donna è valida solo fino al 31 dicembre 2023, slavo proroga.
Con Ape Sociale in pensione a 63 anni
Infine, si può lasciare il lavoro anche a 63 anni di età se si rientra in particolari categoria di lavoratori svantaggiati e quindi meritevoli di maggiori tutele previdenziali. Con Ape Sociale si accede a un trattamento di anticipo pensionistico che non è una vera e propria pensione, ma vi assomiglia molto.
La prestazione può essere richiesta da tutti i lavoratori a patto che abbiano cessato il lavoro, siano residenti in Italia e si trovino in una delle seguenti 4 condizioni:
- Avere almeno 30 anni di contributi ed essere in stato di disoccupazione;
- Possedere 30 anni di contributi e assistere da almeno sei mesi il coniuge, la persona con cui è contratta l’unione civile o un parente di primo grado convivente (genitori o figli) con handicap in situazione di gravità;
- Avere almeno 30 anni di contributi ed essere riconosciuto invalido civile;
- Possedere almeno 36 anni di contributi e svolgere o aver svolto un mestiere gravoso.
Riassumendo…
- Il diritto alla pensione si raggiunge a 67 anni di età, ma molti escono prima.
- Si può lasciare il lavoro a 62 anni entro dicembre sfruttando Quota 103.
- A 64 anni si può andare in pensione anticipata con Quota 102 o con l’opzione contributiva anticipata.
- A 63 anni si può sfruttare Ape Sociale se si rientra in particolari categorie di lavoratori.
- Solo per le Donne è valida fino a fine anno Opzione Donna per andare in pensione a 60 anni.