Da settimane corre voce che se il pensionato non produce una particolare domanda all’INPS rischia di vedersi sospendere la pensione. E sono bastate queste voci per far sobbalzare i pensionati che chiedono spiegazioni al riguardo. In redazione sono arrivate numerose richieste di chiarimenti. Un tipico esempio è la nostra lettrice di Roma che ci scrive preoccupata.
“Buonasera, mi chiamo Stefania, vivo a Roma e sono una pensionata di 73 anni. Vivo sola e ho i miei figli in Lombardia. Ho letto che i pensionati sono chiamati a presentare una domanda entro il 15 settembre per non perdere la pensione.
Pensione sospesa senza questa domanda entro il 15 settembre, ecco la verità, vietati allarmismi
Il consiglio principale che diamo a chi è preoccupato relativamente al rischio di sospensione della propria prestazione è di rivolgersi al CAF o al Patronato di fiducia. Se non ci sono queste strutture, perché l’interessato non ha un Patronato di cui si fida, è meglio trovarne uno per stare tranquilli. Queste strutture sono infatti le più adatte a risolvere problematiche di natura previdenziale in cui sovente alcuni pensionati possono imbattersi.
Tuttavia, possiamo già dire che, sebbene sia vero che entro il 15 settembre bisogna provvedere a un particolare adempimento, questo obbligo non riguarda tutti i pensionati. Si tratta solo di particolari pensionati che hanno omesso un adempimento precedente che ora, entro il 15 settembre, possono sanare. La sospensione della prestazione potrebbe essere relativa solo alla parte di pensione collegata a questi adempimenti periodici che il pensionato ha saltato.
Difficilmente si arriva alla sospensione totale della pensione, salvo casi in cui, a causa delle comunicazioni, emergano situazioni reddituali molto alte che escludono il pensionato da una prestazione percepita perché ha redditi bassi. Un giro di parole per dire che gli allarmismi sono esagerati e dipendono da titoli altisonanti e informazioni parziali che generano solo timore.
Cosa fare entro la scadenza, chi deve e perché bisogna farlo
Entro il 15 settembre prossimo, alcune categorie di pensionati dovranno presentare una domanda di ricostituzione della pensione, indicando i redditi che hanno omesso di dichiarare con le campagne RED che di prassi l’INPS avvia ogni inizio anno e che scadono ogni 28 febbraio. Non potendo più presentare la comunicazione RED scaduta a febbraio, la soluzione entro il 15 settembre 2024 è la ricostituzione di pensione per motivi reddituali. Indicando i redditi dal 2021 al 2024, il pensionato potrebbe eliminare i rischi legati all’inadempienza.
La novità riguarda i titolari di trattamenti con pensioni basate sui redditi familiari dichiarati ogni anno. Dichiarazioni che permettono all’INPS di verificare il diritto a queste prestazioni e la misura delle stesse, come previsto dall’articolo 35, comma 10-bis del DL numero 207 del 2008. Se la nostra lettrice, o chi come lei, ha pensioni scollegate da qualsiasi reddito, non corre alcun rischio. Semplicemente perché non è tenuta a comunicare nulla all’INPS e la prestazione non dipende dai redditi del nucleo familiare.
Allo stesso modo, il pensionato che annualmente presenta la sua dichiarazione dei redditi non deve fare nulla. Infatti, chi presenta il modello 730 o il modello Redditi PF ogni anno, è esonerato dal comunicare i propri dati all’INPS tramite il modulo RED. L’INPS, collegandosi alla banca dati dell’Agenzia delle Entrate, può controllare autonomamente la situazione reddituale del pensionato e verificare se ha diritto o no a delle prestazioni aggiuntive.