Mentre uno studio dell’Università La Sapienza di Roma mette in discussione le forme di pensione integrativa, che per alcuni non conviene, non possiamo non parlare della RITA quando si discute di pensioni anticipate. La RITA, ovvero Rendita Integrativa Temporanea Anticipata, offre un’importante opportunità: permette di anticipare il pensionamento, anche senza passare dalla previdenza obbligatoria, fino a 10 anni. Un nostro lettore ci ha chiesto spiegazioni su questa misura forse poco conosciuta e poco utilizzata.
La richiesta giunta in redazione
“Buongiorno, sono un dipendente di un’azienda privata che versa a un fondo pensioni integrativo da ormai 15 anni.
Pensioni 10 anni prima: meglio sfruttare subito l’uscita a 57 o 62 anni
Un recente studio dell’Università La Sapienza di Roma evidenzia che molti lavoratori di oggi, nonostante quanto si dice, riceveranno grazie al sistema contributivo una pensione dignitosa. Secondo un servizio di SkyTg24, il sistema contributivo non è penalizzante per chi ha una vita lavorativa stabile e con stipendi adeguati. Pertanto, versare alla previdenza integrativa potrebbe diventare meno conveniente.
In passato era consigliabile, come dimostra il nostro lettore che ha 15 anni di versamenti nella previdenza integrativa, ma ora potrebbe non esserlo più. Chi può permetterselo fa comunque bene a essere previdente e a mettere da parte per la vecchiaia, soprattutto considerando i vantaggi degli sgravi fiscali e dei contributi aggiuntivi previsti da alcuni CCNL con fondi negoziali.
La previdenza integrativa: cosa dice lo studio
Alcuni docenti dell’Università La Sapienza di Roma hanno prodotto uno studio che suggerisce a chi versa nella previdenza integrativa di chiedere prima possibile la liquidazione di quanto versato, sfruttando la RITA.
RITA: Rendita Integrativa Temporanea Anticipata, ecco come fare per la pensione anticipata 10 anni prima
La RITA, introdotta nel 2017, si rivolge a chi manca 5 anni all’età pensionabile di vecchiaia, cioè a partire dai 62 anni. Ma per chi è disoccupato da oltre 24 mesi, il vantaggio può partire addirittura 10 anni prima, cioè a 57 anni. È necessario che al momento della richiesta della RITA, il richiedente possa far valere almeno 5 anni di iscrizione al fondo e almeno 20 anni di contributi versati alla previdenza obbligatoria.
Una misura poco conosciuta e poco utilizzata
La RITA non ha avuto un grande successo e molti nemmeno conoscono questa opportunità. Si parla con insistenza di novità nella futura legge di Bilancio che potrebbero restringere questa misura. È quindi consigliabile chiedere presto ciò che l’anticipo concede. Chi ha sottoscritto un Piano Individuale Pensionistico (PIP) o piani di accumulo a un fondo complementare può richiedere l’anticipo della rendita maturata, accompagnandosi così alla pensione da previdenza obbligatoria.
Tutti i paradossi della previdenza integrativa
Prendere la RITA oggi è cumulabile con altri trattamenti pensionistici e anche con altre attività lavorative. In pratica, chi sceglie l’anticipo riesce a ottenere un trattamento mensile aggiuntivo per affrontare l’aumento del costo della vita. Tuttavia, nel prossimo futuro potrebbe non essere più così. Si parla di un ritocco alla misura che la renderebbe incompatibile con altri trattamenti pensionistici percepiti. Non è escluso che ulteriori restrizioni possano rendere lo strumento inutilizzabile per chi continua a lavorare. Al momento non ci sono ipotesi concrete, ma è importante tenerne conto.
Meglio correre ai ripari
È consigliabile, per chi può, chiedere subito la liquidazione dell’anticipo della RITA, data l’incertezza attorno alla misura.
Infatti, un lavoratore che prenderà una pensione bassa è colui che oggi fatica ad arrivare a fine mese e quindi non può permettersi di versare al fondo integrativo. Al contrario, i lavoratori “benestanti” che possono versare oggi al fondo integrativo non hanno un futuro negativo davanti a sé, rendendo lo strumento meno necessario.