Pensioni 2022, ecco quelle che potrebbe subire tagli: a rischio gli assegni di reversibilità?

Nel mirino le pensioni di reversibilità con la riforma pensioni 2022. Ecco cosa suggerisce l’Ocse per contenere la spesa pensionistica.
3 anni fa
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Si può prendere un assegno in più per invalidi e titolari di pensione di reversibilità, ecco come fare con l'assegno di vedovanza.
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Fra le varie ipotesi di riforma delle pensioni 2022 potrebbe rientrare anche quella sugli assegni di reversibilità. A spronare il governo Draghi ad agire in tal senso è l’Ocse nella relazione economica sull’Italia appena pubblicata.

La pensione di reversibilità, come noto, è riconosciuta ai parenti superstiti in caso di decesso del pensionato o assicurato ed è subordinata al reddito. L’istituto è regolato dalla legge 335 del 1995 che ne disciplina le modalità di erogazione, la misura e i casi di esclusione.

Pensioni 2022, quelle di reversibilità costano troppo

Secondo l’Ocse, le pensioni di reversibilità costano troppo.

L’Italia e la Grecia sono gli unici Paesi all’interno della Ue dove la spesa pensionistica per i superstiti supera il 2,4% del Pil, contro una media Ocse del 1%. Anche se i sistemi pensionistici europei sono tutti diversi fra loro, il divario appare enorme.

L’organizzazione parigina suggerisce, quindi, per la riforma pensioni 2022, di ridurre la spesa delle pensioni ai supersiti. L’idea dovrebbe essere quella di concedere l’assegno al vedovo o al parente superstite solo al raggiungimento dell’età pensionabile.

Solo in questo modo si riuscirà col tempo a mantenere in equilibrio la spesa pensionistica nel nostro Paese. Gli esperti raccomandano in definitiva di tagliare gli assegni di reversibilità con la riforma pensioni 2022.

Tagli in arrivo per i superstiti?

Il suggerimento dell’Ocse per la riforma pensioni 2022 appare però più una provocazione che un concreto suggerimento a risolvere il problema. Di fatto, l’invecchiamento della popolazione in Italia fa sì che sia sempre maggiore la proporzione di pensionati sul totale della popolazione e che si rimanga vedovi più tardi.

Ne consegue che il nostro Paese eroga più pensioni, ma non cambiano molto gli assegni per i vedovi, perché non aumentano più di tanto. Semmai è la base di calcolo (retributiva) della pensione originaria a pesare sui costi, non certo il principio di reversibilità.

La radice del problema sta quindi altrove.

C’è poi da dire che le donne hanno aumentato molto la loro partecipazione al mondo del lavoro e, di conseguenza, oggi ci sono meno vedove senza reddito da assistere. La pensione di reversibilità è infatti concessa solo al di sotto di certi limiti reddituali.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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